lunedì 28 novembre 2016

Make Italy Great Again


Devo a Martina Carletti una risposta a questo suo commento lasciato in calce al mio ultimo post:


Cara Martina, ho riletto il vostro "manifesto", che contiene molte cose condivisibili anche se, a parer mio, non straordinariamente coraggiose (niente flat tax, ad esempio) e altri documenti sul vostro sito. Sono un po' perplessa circa la questione che i partiti nascano dal basso perché so che non è vero e forse lo sai anche tu. Se lo pensi veramente mi pare grave. E' esistita e sempre esisterà una qualche forma di eterodirezione delle nuove formazioni politiche, ieri come oggi (e per l'oggi ogni riferimento a movimenti pentacolostellati è puramente casuale) anche perché l'iniziativa totalmente spontanea è difficilmente gestibile senza una classe dirigente che sappia a priori come si deve muovere una classe dirigente. 
Se poi pensiamo che le grandi rivoluzioni, perfino le più popolari, sono state non solo finanziate ma orientate abilmente da chi non ti saresti mai aspettata potesse auspicare una rivoluzione popolare, ti ho detto tutto. 
Non vorrei nemmeno che l'idea di partecipazione e dibattito che sostenete assomigliasse al solito modus operandi di tutte le sinistre di questo mondo, notoriamente assai vivaci nella dialettica ma totalmente inconcludenti all'atto pratico e sempre in attesa di un'autorifondazione.
Del vostro programma non condivido nemmeno l'impostazione anticapitalista perché non vedo credibile un'alternativa "socialista" in un momento in cui la forma mentis di sinistra ci sta facendo patire le pene dell'inferno (e sai che non mi bevo la faccenda del "fanno politiche di destra" e il "maquestanonèverasinistra") e sta di fatto distruggendo l'Europa (guarda la socialdemocratica Svezia). 
Tuttavia la mia non è una critica definitiva, sono sempre disposta a ricredermi e a sostenervi qualora riusciste a convincermi del tutto.

Un'ultima cosa però sul nome del partito. Il segreto del successo politico è l'abilità di far arrivare il giusto messaggio al maggior numero di persone. Persone che hanno bisogno di parole/concetto il più semplici possibili, non perché l'elettore sia necessariamente idiota ma perché la persuasione viaggia su canali molto primitivi a bassa elaborazione cognitiva. A volte conta più la scelta di un colore e di un simbolo rispetto alla denominazione, come insegna la psicologia del logo. 
Ora, siamo sicuri che questi elettori conoscano il significato di sovranità e non lo confondano con la parola sovrano, rischiando di percepirvi come una formazione monarchica? Anch'io, giocando con le libere associazioni, vedo prima di tutto troni, mantelli orlati di ermellino, scettri e corone incastonate di gemme, poi il significante di sovranità applicato alla nazione.
Sovranità è un concetto meraviglioso ma parola poco nota, soprattutto in Italia, e ci vogliono parole ad altra frequenza per impattare sull'attenzione ed imprimersi nella memoria. 
Il mio primo incontro con la parola fu un libro di A. e G. Cipriani intitolato "Sovranità limitata", che è fondamentale per capire perché non possiamo dirci una nazione al cento per cento fin dal 1945 e perché ad un telegiornale oggi possa passare l'idea che un giornale straniero possa condizionare l'andamento della Borsa italiana e che la cosa sia perfettamente normale ed accettabile.
Semplicità ed immediatezza. Sai perché ha vinto Trump? Per quel meraviglioso "Make America Great Again", che è subito diventato il #MAGA retwittato milioni di volte. Di fatto il Partito Repubblicano è stato ridenominato MAGA e ciò è avvenuto grazie a quel particolare tipo di partecipazione che oggi si mangia tutte le assemblee, i convegni, gli incontri e le manifestazioni: i social media. Vecchi volponi dei servizi ci informano che il progetto dei vari Twitter e Facebook risalirebbe addirittura al 1963 e che è anch'esso roba militare passata al civile, come la stessa Internet.

Altro esempio di nome/slogan felice per immediatezza e sicuramente studiato assai approfonditamente: "Forza Italia", preceduto da quegli strani cartelloni apparsi nel 1993 con i bimbetti del "Fozza Itaia", dando l'inequivocabile impressione di alludere a qualcosa che stava nascendo e crescendo assieme a loro. Bambini imboccati da adulti, e ritorniamo al concetto di eterodirezione. Anche se c'è ancora oggi qualcuno che giura e spergiura che Berlusconi e Pubblitalia non c'entravano nulla con la misteriosa campagna virale che anticipò di pochissimo il lancio ufficiale del prodotto "Forza Italia".


Ecco, mi piacerebbe poter votare, ad esempio, un "Italia Libera", nel pieno del suo significato, con un leader che volesse "renderla di nuovo grande". Perché, nonostante tutti i nostri difetti, un grande paese lo siamo stati e lo siamo ancora. Lo dimostrano gli sforzi sfinterici quotidiani dei nostri rivali per affossarci in tutti i modi.
Ripeto, le mie vogliono essere solo osservazioni personali ed eventualmente critiche costruttive, non chiusure pregiudiziali nei confronti del vostro movimento. 

Per le questioni più complesse legate alla politica vera e propria di un Fronte di liberazione, di questo mia "Italia libera" ideale, facciamo così: siccome Roberto Buffagni ha lasciato un lungo ed articolato commento sempre nel post precedente, cedo a lui la parola riportando qui per intero il suo intervento, perché lo condivido assai e voglio riproporne i contenuti a coloro i quali fosse sfuggito, per un'ulteriore eventuale spunto di discussione.

In effetti e *oggettivamente*, secondo la formula prediletta da Stalin, oggi il clivage principale dello scontro politico non è tra sinistra e destra, ma tra forze favorevoli e contrarie alla UE e all’euro, quali che ne siano provenienza e cultura politica. In linea di principio e in un mondo migliore, la strategia del superamento del clivage destra/sinistra e della costruzione di un’alleanza – o addirittura dell’integrazione in nuovo partito - tra forze politiche provenienti da sinistra e da destra, allo scopo di uscire dall'eurozona e di riappropriarsi della sovranità nazionale alienata alla UE, sarebbe la più adeguata alla fase politica. 
Peccato che secondo la mia valutazione - che può, beninteso, essere sbagliata – in Italia l’edificazione di questa alleanza è impossibile in tempi politici prevedibili (5-10 anni); non solo, ma il tentativo di crearla può rivelarsi gravemente controproducente.
Una forza politica che – pur tra limiti e contrasti interni – da anni si sta trasformando per superare il clivage destra/sinistra ed opporsi efficacemente a UE ed euro è il Front National di Marine Le Pen. Sinora, la riconversione strategica ha avuto successo, tant’è vero che il FN è il primo partito di Francia, e Marine Le Pen ha la reale possibilità di vincere le presidenziali del 2017. Il Front National, nato da Vichy e dall'OAS contro il gaullismo e de Gaulle, ha oggi una linea gaulliana, cioè a dire una linea politica patriottica che difende insieme l'interesse nazionale e l'interesse dei ceti popolari (il FN oggi si prende il voto operaio che fino a poco fa andava a sinistra). Questa metamorfosi ha dovuto innestarsi su una solida base di nazionalismo "di destra", per il fatto elementare che il nazionalismo "di sinistra", che pure in Francia c'era, è stato cancellato dall'adesione della sinistra alla UE
In Italia, purtroppo, una riedizione come che sia aggiornata dell’esperimento FN è impossibile – almeno per un’ “ora” nient’affatto breve – perché l’Italia non ha avuto un Charles de Gaulle, cioè un nazionalista antifascista che, rappresentando nella sua persona la continuità dello Stato e l’indipendenza della patria dopo la sconfitta bellica e la collaborazione col nemico occupante, ha saputo risparmiare alla Francia il destino di nazione vinta e occupata dalle forze vincitrici della IIGM. L’Italia ha avuto Benito Mussolini e Pietro Badoglio, il 25 luglio e l’8 settembre: la continuità dello Stato, l’indipendenza della patria, persino l’idea di nazione e di interesse nazionale come valori sovraordinati alle appartenenze politiche, sono stati travolti dal disastro fascista, dalla fine disonorevole della dinastia, da una guerra civile in cui entrambi i campi si sono subordinati a potenze straniere, dalla sconfitta bellica e dall’occupazione militare alleata.
In Italia, quindi, manca la base - ancor prima culturale e ideologica che politica - su cui innestare un progetto di fronte nazionale, che, lanciando una parola d’ordine del tipo "la destra dei valori, la sinistra del lavoro", si proponga di superare contrapposizioni politiche ormai incapacitanti in nome dell’indipendenza della patria, della sovranità dello Stato, dell’interesse della nazione e del popolo italiano.
Mi si obietterà: ma certo che c’è, la carta dei valori intorno alla quale costruire il Fronte Nazionale di Liberazione! C’è la Costituzione! La Costituzione italiana, che presidia la sovranità popolare, difende la democrazia e il lavoro, ed è incompatibile tanto con le usurpazioni di sovranità e legittimità commesse dalla UE con la complicità dei governi italiani, quanto con le politiche economiche imposte da UE ed euro, che intenzionalmente producono disindustrializzazione, disoccupazione di massa e progressivo peggioramento delle condizioni di vita del popolo italiano.
E’ così? Davvero la Costituzione italiana può far da base all’alleanza politica che darà vita al Fronte Nazionale di Liberazione dall’euro e/o dalla UE? Io penso di no. Spiego perché.
La Costituzione antifascista non è un valore o una piattaforma che possa accomunare destra e sinistra italiane antiUE/antieuro e farle ritrovare intorno a un programma minimo comune. L'aggettivo "antifascista" non è un fatto accessorio, è una qualificazione decisiva. Nella destra italiana, il fascismo è un residuo minimo, e dunque non è questo l'ostacolo. L'ostacolo principale è invece un fatto storico molto rilevante: che dopo il 1945, con la (benemerita) decisione di Togliatti e di Stalin di conformarsi a Yalta, e cioè di non perseguire anche qui la linea della guerra civile in vista dell'instaurazione di una "democrazia popolare" (come invece fu tentato proprio in Grecia), il PCI ha sostituito la linea "rivoluzionaria di classe" con la linea "antifascista e interclassista" e il mito (sottolineo due volte mito) della Resistenza. Cioè a dire, la linea del CLN.
Quando si proclamano “i valori della Costituzione" a un elettore di destra, automaticamente egli intende "valori di sinistra". Non conta, qui, se l'elettore di destra sia un liberale, un leghista, un fascista, un cattolico tradizionalista, un nazionalista, etc.: conta che "la Costituzione più bella del mondo" per l'elettore di destra è anzitutto la Costituzione di una parte politica (non la sua). Quando la sente nominare, assocerà mentalmente cose diverse, a seconda dei suoi interessi e della sua ideologia: assistenzialismo e Roma ladrona se è leghista, sindacati e tasse se è un liberale, divorzio e aborto se è un cattolico tradizionalista, stragi partigiane e tradimento dell'alleato se è un fascista, occupazione americana e perdita dell'indipendenza se è un nazionalista, etc.: non assocerà mai "la preziosissima carta fondamentale della nostra patria". La realtà a lui più simpatica a cui la potrà associare è la Prima Repubblica, per la quale alcuni (non tutti) gli elettori di destra provano una certa nostalgia, specie se non sono più giovani.
Qui non affronto il tema se l'elettore di destra abbia torto, ragione, torto e ragione insieme, etc.: segnalo soltanto il fatto che è così, e aggiungo un paio di esempi che possono illustrare meglio questa realtà.
Primo esempio. Al suo insediamento, il presidente Mattarella è andato a omaggiare i caduti delle Fosse Ardeatine. Così facendo, egli non ha reso omaggio alla nazione: altrimenti, avrebbe omaggiato l'Altare della Patria, che sta lì a due passi. Ha reso omaggio a una parte della nazione, quella che appunto si riconosce nella narrazione antifascista e di sinistra e nel mito della Resistenza. Però c'è anche un'altra parte della nazione che non vi si riconosce, e non è composta esclusivamente di nostalgici di Salò: anzi.
Secondo esempio. Quando gli antieuro/antiUE chiamano "fascista" la politica della UE e il meccanismo dell'euro, io capisco benissimo perché lo fanno: per sottolinearne l'antidemocraticità, l'illegittimità e l'incostituzionalità. Però, l’apposizione dell'etichetta "fascista" alla UE e all'euro segnala una contraddizione che rischia d’essere incapacitante, e un equivoco pericoloso. Perché?
In primo luogo, perché non tutti i regimi antidemocratici sono fascisti: anzi, in questo caso è vero l'esatto opposto. Sono proprio gli eredi legittimi dell'antifascismo (USA + classi dirigenti antifasciste europee, socialdemocratiche, liberali e cattoliche) ad avere impiantato e a sostenere UE ed euro. Mentre il fascismo (che si è reso storicamente responsabile di mali ben più gravi dell'euro e della UE) è affatto incompatibile con UE ed euro: il fascismo storico è una forma estrema di nazionalismo, che tutto avrebbe potuto fare tranne regalare sovranità a una entità sovranazionale come la UE; il fascismo storico fu anche antiliberale, statalista e dirigista, e dunque non avrebbe mai sostenuto il "più mercato meno Stato", la libera circolazione di capitali e forza lavoro, la doverosa accoglienza di un numero imprecisato di stranieri sul suolo nazionale, e le altre formule liberali e liberiste care alla UE.
Insomma, la "democrazia", cioè il principio legittimante secondo il quale la sovranità appartiene al popolo, può effettivamente essere un minimo denominatore comune tra destra e sinistra antiUE/antieuro, per la ragione principale che è l'unica arma di cui dispongono contro il comune nemico, che del parere dei popoli e delle elezioni fa volentieri a meno. Non può esserlo la Costituzione. 
L'Italia è, malauguratamente, un paese profondamente diviso. Il giorno in cui, nei momenti solenni della vita nazionale, tutti gli italiani senza distinzione di parte politica trovassero naturale cantare insieme, spontaneamente e senza retropensieri, l’inno nazionale, si potrebbe pensare alla costruzione di un Fronte Nazionale di Liberazione. Oggi, questo può accadere – forse – solo quando la Nazionale italiana di calcio partecipa a una competizione internazionale importante. Purtroppo, non basta.
Segnalo un sincronismo assai significativo. La proposta di un Fronte Nazionale di Liberazione avanzata da più parti coincide con la proposta di un Partito della Nazione lanciata da Matteo Renzi. Lo trovo un sintomo da non trascurare, e anzi chiarificatore ed allarmante. Il più grave errore del fascismo storico, che origina dal suo rifiuto di principio del pluralismo politico, è proprio la pretesa di identificare, ossimoricamente, partito e nazione. La nazione, che è l’insieme di tutto un popolo che si radica nel passato dei suoi morti e si protende, attraverso i viventi, verso i suoi figli futuri, non può venire identificata con un partito, che ne è per definizione una parte, senza che ne conseguano due effetti: 1) chi non appartiene al partito non appartiene alla nazione, e dunque non gode, almeno sul piano etico e culturale, della piena cittadinanza 2) la nazione e l’interesse nazionale non potranno mai più essere valori sovraordinati alle altre appartenenze e lealtà, perché la nazione è stata identificata con una parte politica, e ne condivide la transeunte relatività e parzialità: simul stabunt, simul cadent.
In sintesi: chiunque fondi il “Partito della Nazione” prepara senza saperlo la dissoluzione, senz’altro spirituale ma in circostanze favorenti anche materiale e politica, della sua patria. 
Nella lotta politica italiana dei prossimi tempi, il costituendo Fronte di Liberazione Nazionale potrebbe dunque contrapporsi al costituendo Partito della Nazione; e lo scontro si incentrerebbe, per forza di cose, intorno al quesito: “chi è autenticamente italiano? Chi appartiene davvero alla nazione?” Basta rifletterci un momento per accorgersi che questa è la ricetta della guerra civile, un piatto indigesto che ci siamo ammanniti più d’una volta, nella storia nazionale; e anche un buon compendio della tragedia politica nazionale italiana, inaugurata dal fascismo e solo rovesciata di segno dall’antifascismo.
Dunque, se non è possibile un Fronte Nazionale di Liberazione contro l’euro e/o la UE, è impossibile agire politicamente?
Io non penso. Spiego perché.
Si può sempre agire politicamente, non appena si sia designato il nemico : perché caratteristica fondante del politico è, appunto, la coppia di opposti amico/nemico.
La domanda a cui si deve rispondere è: la UE, con l’euro che della UE è strumento politico consustanziale, è un nemico? Personalmente, rispondo di sì.
Risponde di no, per esempio, la sinistra critica, che rappresenteremo in Stefano Fassina, perché sebbene egli constati che “nella gabbia liberista dell’euro” “la sinistra…è morta”, propone come sola “via d’uscita” “il superamento concordato della moneta unica, esemplificato ad esempio nella proposta di ‘Grexit assistita’ scritta dal Ministro Schäuble e avallata dalla Cancelliera Merkel”, e la giudica “l’unica strada realistica per evitare una rottura caotica dell’eurozona e derive nazionalistiche incontrollabili".
Fassina dunque considera l’attuale UE un avversario, non un nemico; incardina il proprio disegno politico sullo spostamento degli equilibri politici interni alla UE, e lo subordina alla vittoria di una linea politica (minoritaria) interna al paese egemone. In sintesi Fassina ripropone, in forma più radicale, più seria e più coraggiosa – e dunque più dannosa perché più credibile - la tesi delle due UE: la UE realmente esistente (falsa e cattiva) e la UE possibile (vera e buona). 
Le obiezioni alla tesi delle due UE sono note, ma qui ne sottolineo una: e se ti dicono di no? se lo spostamento degli equilibri politici interni alla UE non riesce, se la linea Schäuble perde, che fai? Qual è la tua ragion d’essere politica e la tua strategia? Detto altrimenti, qual è il tuo nemico? La UE e l’euro nel cui quadro “la sinistra…è morta” o le “derive nazionalistiche incontrollabili”?
La tesi delle due UE non conduce a un’azione politica vera e propria, ma a un circolo vizioso nevrotico: avanzare petizioni farcite di appelli ai principi di sinistra della “buona e vera UE possibile”, facendole seguire da violente, isteriche proteste verbali ogni volta che la petizione non viene accolta e i principi vengono disattesi dalla “falsa e cattiva UE realmente esistente”: l’esatta dinamica della sciagurata trattativa tra governo Tsipras e vertici UE.
Certo: è probabile che una recisa dichiarazione di inimicizia verso UE ed euro condannerebbe Fassina a una posizione minoritaria o addirittura testimoniale all’interno dei dissidenti del PD, a cui si rivolge in vista della creazione di una nuova forza politica. Però, la tesi delle due UE da un canto condanna la costituenda nuova forza politica a una posizione minoritaria o addirittura testimoniale all’interno della “UE realmente esistente”, e dall’altro replica lo schema tipico del rapporto di subordinazione e reciproca strumentalità tra sinistra di governo e sinistra massimalista (PD e SEL, per intenderci). La sinistra massimalista intercetta il dissenso antisistemico, e poi, nei momenti decisivi, lo spende per sostenere la sinistra di governo, che in cambio garantisce ai suoi quadri posti e finanziamenti: priva com’è di una strategia politica autonoma da quella della sinistra di governo, se la sinistra massimalista non segue questo schema semplicemente sparisce. 
Uno spazio di azione politica vera e propria si apre solo se si risponde, senza ambiguità, alla domanda: la UE, con l’euro che della UE è strumento politico consustanziale, è un nemico? 
Se si risponde di no – quali che siano le aggettivazioni e le mezze tinte che si accludono alla risposta – si agisce politicamente all’interno del quadro UE così com’è, con i rapporti di forza, le ideologie e gli schieramenti nazionali e internazionali realmente esistenti: e ogni riferimento a “un’altra UE possibile” resta pura e semplice espressione di un desiderio e/o mozione degli affetti a uso interno + slogan propagandistico a uso elettorale.
Se si risponde di sì, ne consegue immediatamente che i propri alleati sono tutti coloro che condividono la stessa valutazione, a prescindere dal resto (cultura e linea politica). Si può fare eccezione solo per chi si ponga su posizioni incompatibili con la nostra civiltà (per esempio, l'ISIS è certamente nemica della UE, ma non è un alleato possibile).
Per le ragioni esposte nella terza parte di questo scritto, non credo praticabile in Italia la via della costruzione di un Fronte Nazionale di Liberazione, e dunque considero sbagliata – non in linea di principio, ma di fatto - ogni proposta di alleanza strategica tra forze politiche organizzate provenienti da destra e da sinistra.
A mio avviso, se si vuole agire politicamente contro la UE le vie da percorrere oggi sono tre.
Una: influire culturalmente, nei canali disponibili e ciascuno secondo le proprie forze individuali o collettive, senza aderire ad alcun partito. Risulterà naturale che chi sceglie questa via si rivolga, principalmente, a chi appartiene alla sua cultura politica di provenienza: anche se probabilmente è proprio lì che incontrerà gli ostacoli e le sordità maggiori, perché nemo propheta in patria. E' un lavoro indispensabile, prezioso e ingrato.
Due: aderire a una delle due sole forze politiche organizzate e rilevanti che in Italia si dichiarino (con gradi diversi di chiarezza e coerenza) nemiche della UE: Lega, e Fratelli d'Italia. Aderirvi in forma individuale o se possibile organizzata, partecipare al dibattito interno, scontare i limiti dell'adesione a una linea politica che non persuade per intero, e tentare di influirvi, cioè fare carriera nel partito per consolidarvi la vittoria (tutt’altro che definitiva) della linea anti UE e antieuro.
Tre: lavorare per dividere, mandare in confusione e battere la sinistra italiana. A mio avviso, infatti, la sinistra italiana è il problema principale, e senza una vera e propria metamorfosi non sarà invece mai (so che è una parola grossa) la soluzione.
In altri termini: la sinistra italiana è il nemico principale, all'interno dei confini nazionali, perché è il principale collaboratore della UE, che senza di essa non sarebbe mai riuscita ad affermarsi, a convincere e a vincere. Lo è perché nella sinistra italiana, sia quella di provenienza comunista, sia quella di provenienza cattolica, l'internazionalismo farà sempre aggio sulla difesa dell'interesse nazionale, e oggi l'internazionalismo si declina solo nel quadro UE; mentre la battaglia per il ripristino della sovranità dello Stato contro un’istituzione sovrannazionale come la UE può appoggiarsi solo su fondamenta nazionaliste: per prendere un topo ci vuole un gatto, non un cane.
Dunque la sinistra italiana va, anzitutto, divisa e mandata in confusione. Sono benemerite tutte le iniziative interne alla sinistra, individuali o organizzate, che la dividono, la indeboliscono, la riempiono di contraddizioni e le mettono in qualsiasi modo i bastoni fra le ruote e lo zucchero nel carburatore, per esempio incrementando l'astensionismo e la disaffezione di elettori e militanti. Particolarmente importanti le iniziative interne alla sinistra che contribuiscano a farle perdere la superiorità morale, il "moral high ground", perché la dimensione morale del conflitto è la più importante, sul piano strategico (poi vengono la mentale e la fisica). Sono invece deprecabili, dannose e da battere le iniziative interne alla sinistra che si ripromettono di dividerla per creare altre formazioni di sinistra "autentica", comunque denominate, perché non fanno altro che perpetuare l'equivoco, dare ossigeno a un nemico in affanno, e resuscitare per qualche anno o mese la cantafavola della superiorità morale della sinistra e la velenosissima tesi delle due UE, che è attualmente l’arma ideologica più potente del nemico.
Soprattutto, la sinistra italiana va battuta. Il primo obiettivo da proporsi è che la sinistra italiana subisca una chiara sconfitta elettorale, chiunque sia a infliggergliela, fosse anche Attila re degli Unni. Ogni volta che la sinistra perde, perde la UE (anche se non è vero che quando vince la destra vincono le forze nemiche della UE).
Non lo dico per pregiudiziale ideologica avversa alla sinistra, anche se la cultura politica della sinistra non è la mia. Lo dico perché se vogliamo che la sinistra italiana sperimenti un “riorientamento gestaltico”, come lo definiva Costanzo Preve, ovvero la metànoia o conversione che la conduca a dichiararsi nemica della UE e dell’euro, dobbiamo sapere se ne verificheranno le condizioni di possibilità solo in seguito a un evento traumatico maggiore: cioè a un’inequivocabile, dura sconfitta.
Ricordo che la stessa identica dinamica si è verificata per la destra italiana: nella quale sono sorte e hanno conquistato la leadership posizioni nemiche della UE e dell’euro solo in seguito al processo dissolutivo da essa subito con l’avvento del governo Monti, la subordinazione e collaborazione del suo principale leader Silvio Berlusconi tramutato in prigioniero di Zenda e capo dell’opposizione di Sua Maestà, etc. 
So che le posizioni che ho formulato qui sulla sinistra sono brutalmente semplificatorie. La cultura politica della sinistra non è la mia. La mia cultura politica è quella di un nazionalista moderato (moderato dal cattolicesimo, perché per me prima della patria viene Dio, e quindi non è lecito fare qualsiasi cosa in nome e nell'interesse della nazione). Non ritengo che la cultura politica della sinistra sia malvagia o irrimediabilmente erronea in sé. Ritengo che abbia bisogno di una profonda revisione, che può avvenire solo dal suo interno: per questo ho ammirato e incoraggiato l'opera di Costanzo Preve, del quale mi onoro d'essere stato amico. Lo stesso vale, d'altronde, per la cultura politica della destra: qui la più importante revisione è stata compiuta da Alain de Benoist; altre sono in corso d'opera e sono benemerite. Ritengo altresì che uomini degni di rispetto e ammirazione - o di avversione e disprezzo - ce ne siano in tutti i campi politici.
La brutale semplificazione che ho proposto è motivata da questo: che siamo in guerra, anche se non si spara. Scopo della guerra è imporre la propria volontà al nemico, i mezzi dipendono dalle circostanze. La guerra oggi in corso, che vede in un campo la UE e i ceti dirigenti proUE (alle spalle dei quali stanno gli USA), e nell'altro le nazioni e i popoli d'Europa, viene condotta con mezzi economici, giuridici, amministrativi, psicologici; il fatto che sia una guerra che non osa dire il proprio nome non la rende meno pericolosa e meno aspra.
Anzi: finché questa guerra rimane segreta e sottaciuta, è impossibile difendersi e combatterla, figuriamoci vincerla; l'esempio catastrofico di Tsipras mi pare esauriente.
Ora, per difendersi da una guerra di aggressione bisogna anzitutto: a) accorgersi che c'è, cioè accorgersi che qualcuno ti ha designato come nemico b) ricambiare il favore, cioè designare nemico lui c) delimitare i campi, che possono essere solo due, e chiarire chi sta nel campo nemico e chi sta nel campo amico d) situarsi di qua o di là e) dividere e battere il nemico usando tutti i mezzi atti allo scopo (dai quali escludo i mezzi violenti, per la ragione elementare che un passaggio al livello militare dello scontro importerebbe l'immediata e totale sconfitta del campo in cui mi situo io).
Designo la sinistra come nemico principale all'interno delle frontiere italiane perché la sinistra italiana si è totalmente identificata con la UE (salvo benemerite eccezioni, purtroppo quasi sempre individuali) e perché la sinistra è la principale portatrice della funesta tesi delle due UE, che, ripeto, è attualmente l’arma ideologica più potente del nemico: sinistra = UE dal volto umano.
In altri termini: finché la sinistra resterà maggioritaria nell'opinione italiana, la maggioranza degli italiani continuerà a credere che la UE sia riformabile, cioè che la UE sia un compagno che sbaglia o alla peggio un avversario, non un nemico. Io invece penso che la UE sia un nemico. La guerra semplifica brutalmente: nemico, amico; di qua, di là; perdere, vincere. E' brutto, è peggio che brutto, ma è così: prima ce ne persuaderemo, meglio sarà.
Insomma: la sinistra può svegliarsi dal sogno europeo? E se la risposta è “sì”, in che modo?
Sì, la sinistra può svegliarsi dal sogno europeo. In che modo? Se dopo una dura, inequivocabile sconfitta, le voci di chi, dall’interno della cultura politica della sinistra, ha saputo operarne una profonda revisione e le ha indicato come nemico la Ue e l’euro che di essa è strumento consustanziale, vi troveranno ascolto e ne conquisteranno la leadership.
Roberto Buffagni

81 commenti:

  1. Anonimo02:31

    La replica alle questioni esposte da Martina è intelligente e puntuale. Il commento di Roberto Buffagni è semplicemente strepitoso e, se l'autore permette, lo "rubo" per condividerlo sui social.

    ZioKlint

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    1. Certo, anzi grazie. In forma integrale, senza modifiche e indicando il sito di Barbara, per favore.

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  2. Anonimo08:51

    voglio anchio sottolineare l'ampiezza e la profondita' dell' intervento di Buffagni. Vi chioso solo che lo schema delle "due UE" descritto da buffagni e' "oggettivamente" lo stesso del " poliziotto buono e poliziotto cattivo" .. che come e' OVVIO sono pagati ENTRAMBI dallo stesso "datore" di un "lavoro" COERCITIVO . 😎
    ws

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  3. Anche se la sinistra riformista dovesse andare incontro ad "una dura, inequivocabile sconfitta", non credo che avverrà quanto auspica il Buffagni: i vari Fassina e D'Attorre non riusciranno mai a conquistare la leadership a sinistra, sono destinati a fare la fine di Bertinotti.

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    1. Infatti il risultato più probabile sarà che il concetto di "sovranità popolare" verrà assorbito dalle forze "di destra" riproponendo lo sconvolgimento sociale che l'epoca giolittiana post-grande guerra ha prodotto.

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    2. In caso di dura sconfitta della "sinistra riformista", secondo la sua definizione, "sinistra mondialista" secondo la mia, Fassina e D'Attore la leadership non la conquisterano mai perchè non hanno una linea politica autonoma dalla sinistra mondialista, esattamente come non l'aveva Bertinotti.
      Io non lo so, se già esiste o può domani esistere una forza, anche molto piccola, che provenga dalla cultura politica della sinistra e sia in grado di elaborare una linea davvero autonoma da quella della sinistra mondialista; da un canto non ne so abbastanza e non conosco a sufficienza l'ambiente, dall'altro è una cosa davvero molto difficile. Difficile anzitutto perchè la sola parola "comunismo", o anche "socialismo" evoca immediatamente, in larghissimi settori della popolazione italiana, il fallimento, la miseria, il dispotismo e la corruzione. D'altro canto, se un candidato alla presidenza degli USA ha potuto presentarsi come "socialista" e prendere anche parecchi voti (per poi buttarli via zerbinandosi alla Clinton come un Bertinotti e uno Tsipras qualsiasi) vuol dire che la crisi dei sistemi culturali e politici di tutto l'Occidente è molto avanzata; e per farla corta, in questo enorme, imprevedibile casino quasi tutto è possibile.
      In Italia, il problema si riassume in questo fatto elementare: che il nazionalismo italiano ha condiviso, quasi per intero, il destino del fascismo al quale si era associato nel primo dopoguerra. A parte eccezioni individuali o quasi, il nazionalismo italiano è sopravvissuto alla caduta del fascismo solo nella sua corrente socialista, che storicamente è antica e precede di decenni il fascismo (in un certo senso, preannunciandolo). E' a questa corrente prefascista del socialismo che si lega l'aspetto nazionalista dell'azione del PSI di Craxi. Ora, vedo che in Francia, ad esempio, pensatori come Michèa cercano di riallacciarsi al socialismo premarxista, popolare e patriottico. Non vedo, ma forse è solo un difetto di vista mio, analoghi esperimenti in Italia. Li saluterei con piacere. Il compito principale di una forza che volesse intraprendere questa via sarebbe la critica radicale del progressismo.

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    3. @Roberto
      Michèa, a differenza di te, è illeggibile.

      Una notarella veloce sul nazionalismo non fascista. Mattei. Partigiano bianco, nazionalista, anticomunista, tanto pragmatico da piacere a JFK che lo avrebbe visto volentieri a capo dell'Italia. Due spiegazioni di due regicidi al prezzo di una?

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    4. Di Michéa ho letto solo qualche articolo, accetto la tua diagnosi ma non posso commentarla.
      Quanto a Mattei, la cosa è molto ma molto complicata, e tranne miracoli archivistici non credo si scoprirà mai chi l'ha ucciso, perchè erano in troppi ad averne l'interesse, la voglia e la capacità. Da quel che so, che non è molto, pare che Mattei avesse trovato un compromesso accettabile con gli americani. Se questo è vero, i primi indiziati sarebbero i francesi e gli inglesi. Però dire "America" è dire una cosa molto vaga, e potrebbe essere accaduto, nell'ordine: 1) il compromesso serviva a metterlo tranquillo in attesa dell'attentato 2) il compromesso era autentico ma non condiviso da tutti, i dissenzienti l'hanno ucciso direttamente o dando il via libera ad altri (francesi, inglesi, italiani in rapporto con francesi, inglesi o settori americani) 3) non era vero che Mattei avesse raggiunto un compromesso con gli USA, magari lo credeva sbagliando o magari ha diffuso la voce per prendere tempo con i suoi referenti DC preoccupati delle reazioni USA.
      L'indizio maggiore a carico degli USA è che gli autori materiali dell'attentato pare siano stati i mafiosi siciliani, che dalla fine della IIGM hanno un rapporto privilegiato con gli USA. Non è un indizio sufficiente, perchè la Mafia non è un interruttore che gli USA aprono e chiudono a piacere.
      Su JFK non mi pronuncio. C'è il mito che JFK avrebbe fatto uscire l'America dal Vietnam, ma secondo me è un mito e basta (JFK ce l'ha fatta entrare, l'America in Vietnam, sposando la domino theory che poi, per semplice forza d'inerzia, ha provocato il coinvolgimento sempre maggiore degli USA nella guerra; secondo me ci si sarebbe implicato tale e quale a Johnson). Per JFK ricorderei, come indizio, che aveva fatto due cose molto pericolose: 1) si era fatto dare, attraverso i contatti di suo padre, l'appoggio dei capomafia USA nelle elezioni, e poi non aveva consegnato la merce promessa, e anzi aveva nominato a ministro della giustizia suo fratello Robert che aveva dato veramente fastidio a quella gente 2) aveva fatto e poi disfatto la Baia dei Porci, facendo arrabbiare settori importanti della CIA ed esuli cubani.

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    5. Anonimo09:31

      Sottolinierei il passaggio "settori americani" del punto 2). Non conosco bene la storia di Mattei per cui non mi azzardo a sposare nessuna ipotesi, tanto più che la questione è davvero molto molto complicata come dice Buffagni, però ai fini di un'analisi più precisa possibile bisogna rimarcare la presenza di settori in lotta fra loro dentro gli Stati (e quindi anche dentro gli Stati Uniti), che spesso vengono invece visti come dei monoliti. Basti pensare al ricordato Kennedy che certo fu ucciso da alcuni "settori americani" a cui non piacevano alcune sue politiche.
      Mattei partigiano e antifascista lo fu, e fu anche secondo il titolo un pò roboante del Times l'italiano più potente dopo Giulio Cesare. Però pur riconoscendo che l'Eni era una specie di governo parallelo, soprattutto in politica estera, non mi risulta che il suo gruppo, che comunque faceva riferimento alla sinistra DC (diversa da quella che si è salvata da Tangentopoli, però!) e possedeva Il Giorno e Il Gatto selvatico, abbia mai espresso un'idea politica per l'Italia. Ovviamente si perseguiva più di tutti una sovranità energetica e un ruolo di piccola potenza nel mediterraneo in dialogo con i paesi arabi, ma non conosco posizioni su altri temi, per cui ringrazio chi volesse presentarmeli o segnalarmi qualche pubblicazione.

      So che fece visita una volta ad Olivetti, che invece aveva creato le note edizioni di Comunità e il partito con cui venne eletto, però evidentemente aveva idee diverse da quelli dell'imprenditore di Ivrea.

      Tarwater

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  4. Sig.Buffagni, mi complimento per la sua chiarezza di analisi, la quale, evidenzia il lungo e impervio cammino da affrontare.

    @neuroperplesso3

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  5. Anonimo10:44

    Complimenti a Lameduck per il blog che ho scoperto da poco, anche per gli ottimi contributi nei commenti.
    Alcuni punti del FSI non convincono nemmeno me, però non mi sembra una forza di "sinistra mascherata". Anche se D'Andrea e la maggior parte del gruppo fondativo viene da quell'area lì, trovo nel loro sito alcuni spunti "antimoderni" o "di destra". Una cosa che condivido pienamente invece è il loro definirsi secondo una categoria politica, che è quella di sovranisti. Credo che più che continuare a dirsi di destra o di sinistra, oppure oltre la destra e la sinistra, sia il momento di definirsi secondo una "dottrina politica".
    Lo dicevano anche Preve e de Benoist che la destra e la sinistra erano superate. Ma loro allo stesso tempo hanno proposto una teoria "comunitarista", certamente diversa nei contenuti, però come il FSI hanno fatto un passo in più. Poi è ovvio che nella piattaforma sovranista o comunitarista ci sarà il comunitarista più di destra, quello più di sinistra, e magari quello di centro. E lo stesso vale per i sovranisti. Però ciò che li definisce e li tiene insieme è la stessa idea della storia, dello stato e della società. Del resto anche nella prima repubblica esistevano formazioni simili, che non escludevano alleanze e trasformismi vari certo, però evitavano a politici e cittadini italiani di mandare il cervello all'ammasso con la stupida contrapposizione destra/sinistra, che era più una guerra di etichette e di interessi, che di contenuti. C'era il democristiano di destra e di sinistra, il socialista di destra e di sinistra, il liberale di destra e di sinistra. Perfino dentro l'MSI c'era chi si definiva di sinistra! Ecco credo che una politica più intelligente e anche più efficace per noi italiani che siamo già abbastanza portati a farci le guerre civili sia questa qui. Oltretutto se guardiamo le ultime nuove forze politiche che sono emerse nel panorama politico "dal basso" - Lega Nord e M5S - cioè senza scissione da altri partiti già presenti in parlamento, noterete che entrambe non si sono mai dichiarate di destra o di sinistra. La Lega nasce federalista, e nel '94 qualcuno la definì una costola della sinistra. Il M5S, pur nel ruolo di gatekeeper, ha saputo cogliere il cambiamento nella comunicazione politica presentando istanze di democrazie digitale ridicole finché finché vogliamo, eppure con un altissimo consenso.

    Un saluto a Buffagni, per ricordargli (credo che lo conosca) che abbiamo anche noi avuto un "De Gaulle" (ok, siamo d'accordo, senza la stessa incisività politica), cioè Randolfo Pacciardi, che fu nella Resistenza e antifascista, ma nel dopoguerra provò a coinvolgere nel suo partito per la Nuova Repubblica, ispirandosi proprio a De Gaulle e alle sue riforme costituzionali in Francia, politici di tutto l'arco parlamentare, ma soprattutto provenienti dalla DC e dal MSI. Purtroppo rispetto a De Gaulle, Pacciardi non era cattolico, anzi era massone, (ma questo magari è un problema che non riguarda tutti), e soprattutto era molto più filo-americano, mentre sappiamo benissimo dell'ostilità di De Gaulle verso le basi NATO e la Comunità Europea come si stava formando, cioè come noi oggi la conosciamo benissimo.

    cordiali saluti
    Tarwater

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    1. Grazie, ricambio cordialmente i saluti. Certo che conosco Pacciardi, un uomo di eccezionale valore, degno del de Gaulle che prese ad esempio. Non è per difetto di qualità sue che non ha avuto il successo del generale.

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    2. Anonimo11:42

      Grazie a lei, e concordo sul valore umano di Pacciardi, di cui ho avuto ragguagli da chi gli era vicino politicamente.
      Vorrei aggiungere brevemente che le ultime due forze politiche "nate dal basso" e "oltredestraesinistra" che si sono affermate in Italia (Lega e M5S) sono anche state anche le più pericolose per la sinistra, erodendone il consenso. Si parlava della Lega che prendeva i voti degli operai nel nord. E sappiamo del M5S che acquista consenso da tutti gli schieramenti, ma che ha fin da subito scelto come nemico politico il PD, più che Berlusconi. E mentre la sinistra perdeva il consenso dei ceti più popolari in via di impoverimento, si spostava prima con Veltroni (che fonda il PD) poi con Renzi verso il centro. Monti qualche anno diceva di tagliare le estreme. Renzi vorrebbe fondare il partito della nazione e quando fa campagna elettorale si rivolge a tutti gli italiani, indistintamente dalla loro provenienza politica.

      Questi due movimenti - il PD che va verso il centro, e le "forze antisistema" che smascherano la sinistra nata dalla questione morale con Berlinguer e che qui costruiscono parte del loro consenso, cioè fra i delusi - siano rivelatori per chi voglia posizionarsi politicamente contro la UE e contro questa sinistra. Per questo credo che il contenitore politico più adatto non sia Fd'I. E anche la Lega di Salvini ha da superarne di conflitti interni..

      Tarwater

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    3. Condivido nell'insieme la sua lettura.
      Aggiungo che ho seri problemi a capire il M5S. Capisco che funzione svolge (formazione civetta che intercetta il dissenso), ma questo spiega solo le intenzioni della dirigenza palese e no (soprattutto no). Stento a capire che cosa sono, vogliono, pensano i militanti e gli elettori del M5S, mentre sarebbe importantissimo capirli sul serio, perchè sono tanti, e molti di loro sono giovani. L'impressione che mi fanno - ma è solo un'impressione - è di essere il PD 2.0, di essere cioè persone che (parlando in generale) hanno creduto sul serio alla propaganda genericamente progressista e questionemoralista del PD, e, delusi dalla mancata realizzazione pratica, la rilanciano in forma ingenua aggiungendovi alcune guarnizioni all'ultima moda tipo la piattaforma web e le fantasie New Age.
      Terra terra: mi sembrano piddini che ci credono davvero e a fondo e con passione, nell'ideologia piddina. Da un canto la cosa mi lascia sbalordito, perchè l'ideologia piddina, in questa forma ingenua, è di una povertà desolante, molto sotto il livello culturale e la perspicacia politica di Mazinga o Jeeg robot. Dall'altro me lo spiego, o tento di spiegarmelo, con l'operazione "Terra Bruciata" condotta dalle forze culturali progressiste negli ultimi venti o trent'anni. Ma se qualcuno mi spiega neglio come stanno le cose gli sarà riconoscente.

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    4. Anonimo12:57

      Non saprei descrivere con precisione questa insistenza nel piddismo questionemoralista in larghe fasce dell'elettorato anche giovane, se non ricorrendo alla descrizione dei semicolti, o "teoria della classe disagiata", che poi derivano dallo studio di Veblen sui beni posizionali dell'industria culturale.
      Cioè banalmente, il successo va raggiunto nel mondo dello spettacolo ad ogni costo, sulla spinta della propaganda culturale, che sappiamo fondata sul progressismo e l'emancipazione dalle proprie radici spesso umili, certamente poco illuminate. In Italia credo che il 90% degli elettori ha nonni contadini e genitori diventati ceto medio, ma appunto semicolto oppure ignorante, capaci si e no a metter su famiglia, mica sono cantanti, intellettuali, artisti come i millennials vorrebbero essere!
      Si vorrebbe scrivere libri, diventare calciatori, etc etc..e il web e il M5S che l'ha interpretato, ha ridato ossigeno ad una società fondata sullo spettacolo e sulla deindustrializzazione. Per questo mi trovo più spesso d'accordo con la tanto criticata "pancia" dei populisti, che con le "teste" dell'élite progressiste e dei semicolti che li seguono e che scambierebbero i diritti sociali con la libertà di pubblicare vignette di satira sui social network, anche perché faccio fatica a vedere tutta questa testa. Basti vedere come ha reagito metà della popolazione italiana quando CharlieHebdo ha pubblicato le vignette sui morti di Amatrice. Metà degli italiani solidali con i francesi che speculano sui morti italiani, in nome della satira che critica l'italia mafiosa. Però se utilizzi come titolo per una medaglia olimpica il termine "cicciottelle", quella stessa metà insorge contro l'atavico maschilismo, e se non sbaglio la pressione è tale che il responsabile viene licenziato. E' una guerra ideologica (uno scontro senza alcuna tolleranza) fra le generazioni di una stessa nazione, in nome della differenza di genere, dell'età, della razza, della religione. Un tutti contro tutti, dove però ciò che tiene insieme una comunità (cioè le istituzioni) e quello che ti consente di andare a letto a stomaco pieno e con serenità (cioè i diritti sociali) passa in secondo piano.

      L'esempio più emblematico di questa pressione culturale nel M5S e nel suo elettorato, mi sembra il sindaco Raggi, che a giudicare dal curriculum proviene dal centrodestra, però più volte durante la campagna elettorale l'ho sentita rifarsi l'immagine della ragazza di sinistra delusa e per questa transitata fra i grillini dove si può finalmente essere progressisti.
      Insomma mi sembra tutta una bolla mediatica, però molto efficace.


      Tarwater

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    5. Grazie dell'analisi, è un punto di vista interessante a cui non avevo pensato.

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    6. In Italia credo che il 90% degli elettori ha nonni contadini e genitori diventati ceto medio, ma appunto semicolto oppure ignorante, capaci si e no a metter su famiglia,


      In Svizzera non è tanto diverso. Il kanton Berna, la Svizzera interna con i cantoni Svitto, Zugo, Unterwalden, il Jura, l'Appenzello sono tutti cantoni profondamente contadini, ancora oggi, forse tranne il canton Zugo. Zugo 20-30 anni fà era un cantone contadino è povero, oggi è il cantone più ricco della Svizzera i contadini sono praticamente spariti, hanno tutti fatto cassa è venduto i loro terreni a millionari è milliardari stranieri. Tassazione nel canton Zugo sotto il 10%.



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    7. Alessandra18:28

      Devo dire che inizialmente c'ero cascata anch'io nella narrazione del M5S, forse anche per ingenuita'. Temi come i beni comuni e il loro voler essere inclusivi (io vivo in una societa' multirazziale, la qual cosa, sebbene lungi dall'essere perfetta, mi piace e penso che mi ha arricchito umanamente - ovviamente parlo di integrazione e non di sostituzione) avevano una certa presa, e magari ce l'avrebbero ancora se non mi fossi resa conto nel frattempo che c'e' altro dietro questa narrazione, che in realta' serve solo a distrarre l'attenzione dal vero nocciolo dei problemi. La storiella della democrazia diretta esercitata dal terminale di un computer non mi piace e non mi e' mai piaciuta, mi sa tanto di transumanismo, e ho sempre nutrito una certa diffidenza verso Casaleggio, che sospetto avesse Asperger's (ovviamente non per questo, pero' io lavoro in questo campo, sono strani). Tagliarsi lo stipendio (avallare la deflazione salariale) e la loro retorica anticorruzione li hanno rivelati per quello che sono: dilettanti allo sbaraglio. Parlo della militanza e della dirigenza (?) palese. Mi chiedo chi ci possa essere dietro, adesso che Casaleggio non c'e' piu'.

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    8. @ Alessandra

      Mi interessa molto quel che dici sul tuo rapporto con in M5S, perchè come ti dicevo non capisco i suoi elettori e militanti, mentre sarebbe importantissimo capirli bene, specie i giovani (i miei figli, che hanno 21 e 19 anni, non sono neanche vagamente interessati al M5S e quindi non posso sentire loro).
      Se non ti spiace, vorrei saperne un po' di più, sia delle ragioni del tuo primo interesse sia delle ragioni del tuo allontanamento; e anche, magari, che impressione ti hanno fatto i simpatizzanti e i militanti del M5S che hai conosciuto. Grazie.

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    9. Alessandra16:46

      Forse mi sono spiegata male: io non ho mai militato nel M5S ne' tantomeno conosco militanti attivi ma solo simpatizzanti - d'altra parte non sono calata nella realta' italiana (vengo si' e no una volta l'anno) ma la osservo da lontano, raccogliendo impressioni e pareri di altri italiani, alcuni che vivono qui e altri in Italia. L'idea che mi sono fatta e' che forse l'attrativa maggiore del M5S e' che si presentava, almeno all'inizio', come un partito (anzi, un movimento: significativo) anti-sistema. Grillo ha il grande pregio, secondo me, di porsi la domanda: in che tipo di societa' vogliamo vivere? che tipo di societa' vogliamo creare? Poi non sa rispondere in maniera coerente e finisce per dire cose anche molto strampalate, ma obiettivamente non e' facile. Pero' ha, in qualche modo, una visione - per esempio quando parla di energia, di lavoro, di sovranita' alimentare, ecc. In un certo senso condivido questa filosofia perche' alla base c'e' l'idea che e' necessario un cambio antropologico per superare la crisi globale in atto, e che gli strumenti disponibili (la politica) non bastano; in parole povere: si puo' ideare il piu' perfetto dei sistemi ma se poi gli uomini che lo attuano sono egoisti, meschini, avidi ecc. non ha comunque possibilita' di successo. Per questo poi si inventano cose come il taglio degli stipendi, la regola delle due candidature, l'abolizione dell'immunita' ecc. - vanno a tentoni. Per farti un esempio: un 'grillino puro' non darebbe mai la risposta che piu' giu' ha dato Barbara @Vasarite Dazss (Non "vabenissimo" ma non ne vedo ancora uno alternativo migliore in giro) ma direbbe: ne inventiamo un altro (bada che in questa mia affermazione non c'e' nessun giudizio di valore, solo la constatazione di due diversi modi di pensare, e francamente io non so bene quale condivido: probabilmente mi trovo nel mezzo (che sculo!) nel senso che penso che manca qualche passaggio tra l'uno e l'altro).

      A proposito di giovani: anche se non sono piu' tanto giovane, penso di capirli un po' perche' li frequento: molti fanno delle scelte molto radicali. e non e' un caso che proprio agli albori dei 5S uno molto entusiasta era un mio amico spagnolo giovane che, con un laurea in tasca, se n'e' andato a vivere in una comunita' che vive off-grid (cioe' non connessa alla rete elettrica) dove fanno agricoltura biologica e vendono prodotti casa per casa - si organizzano poi in cooperative ecc. Questo e' un fenonemo molto diffuso, di cui si parla poco: in Spagna occupano paesi abbandonati (ce n'e' a bizzeffe); una mia studentessa americana, appena finito un master che ha fatto qui, se n'e' andata in California a vivere in una di queste comunita'; anche qui ci sono dei tentativi (alcuni molto goffi: sono stata invitata ad un 'bike party' dove agli ospiti veniva richiesto di pedalare per caricare le batterie :-)) e sono diffusissimi, proprio a Londra, i farmers' market: agricoltura biologica dal produttore al consumatore; un'altra amica italiana, appena conseguita qui una laurea, se n'e' tornata in Italia a fare permacultura; ed anche in Calabria ci sono iniziative di questo tipo, per il momento tutte a livello individuale perche' manca anche la cultura (e i soldi: io mangio biologico e mi costa un occhio della testa, poi magari faccio a meno di un capo di vestiario). Senza parlare poi della diffusione delle terapie cosiddette alternative (in Italia purtroppo ci sono impedimenti giuridici) basate sulla noetic (in America esiste un Institue of Noetic Science che si occupa di ricerca in questo campo, se ti interessa ti passo dei links). Ecco, secondo me questi giovani per la maggior parte non votano ma se votano, votano 5S.

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    10. Alessandra17:46

      Ho dimenticato di aggiungere, anche se credo che si evinca dai miei commenti, che se non fosse per l'ambiguita' dei 5S rispetto all'UE, io li voterei - non voto da anni, pero' si' che alle prossime politiche verro' a votare - nonostante creda che manchino di strategia, ma non di visione. Per esempio vedrei molto bene una cooperazione tra la Lega e i 5S, perche' credo che si compensino.

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    11. Grazie mille, Alessandra, mi hai detto cose per me nuovissime e molto interessanti. Ti rispondo domani.

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    12. @ Alessandra

      (Avevo capito che non hai militato nel M5S).

      Le cose che mi hanno colpito di più nella tua descrizione sono queste (SOTTOLINEATURE MIE):
      1) "Grillo ha il grande pregio, secondo me, di PORSI LA DOMANDA: in che tipo di societa' vogliamo vivere? che tipo di societa' vogliamo creare?"
      2) "In un certo senso condivido questa filosofia perche' alla base c'e' l'idea che e' necessario un cambio antropologico per superare la crisi globale in atto, e che gli strumenti disponibili (la politica) non bastano; in parole povere: si puo' ideare il piu' perfetto dei sistemi ma se poi gli uomini che lo attuano sono egoisti, meschini, avidi ecc. non ha comunque possibilita' di successo. Per questo poi si inventano cose come il taglio degli stipendi, la regola delle due candidature, l'abolizione dell'immunita' ecc. - VANNO A TENTONI."
      3) "un 'grillino puro' non darebbe mai la risposta che piu' giu' ha dato Barbara @Vasarite Dazss (Non "vabenissimo" ma non ne vedo ancora uno alternativo migliore in giro) ma direbbe: NE INVENTIAMO UN ALTRO"

      Riguardo 1): adesso ho capito perchè Grillo è tanto importante. Prima pensavo che lo fosse solo perchè è celebre e abile, in quanto stand up comedian, a catalizzare le folle. Questo resta vero, ma non è la cosa principale. La cosa principale è: a) la radicalità della domanda b) e la freschezza/ingenuità del modo in cui viene proposta c)la posizione di chi la pone: il comico parla dal basso (la comicità è il discorso del servo, specie nella tradizione italiana) e parla dal palcoscenico, cioè *dall'esterno della scena sociale* (il palcoscenico è un non luogo dove sono sospese le gerarchie sociali e persino la catena cause-effetti: si spara e nessuno muore, etc.)
      Radicalità della domanda, ingenuità/freschezza, posizione esterna rispetto alla società corrispondono con precisione millimetrica alla situazione psicologica e sociale di tanti, tantissimi giovani. In parte sono dati perenni (se uno non si pone con ingenuità e freschezza domande radicali a vent'anni, quando se le pone?) in parte sono invece cosa attuale. Perchè non solo i giovani sono oggi gravati dal peso dell'esclusione sociale (anzitutto la disoccupazione o la sottocupazione), ma spesso reagiscono simmetricamente a questa esclusione ripudiando la società in blocco, e, per ragioni storico-culturali profonde, senza poterle opporre un modello di società alternativo coerente, giusto o sbagliato che sia. Questo ripudio è in parte una reazione uguale e contraria all'esclusione, e come tale subalterno, ma in parte è profondamente giustificato dal fatto che i giovani sentono un fatto spirituale grosso come il Taj Mahal: che "il centro non tiene". Per la verità lo sento anche io, anche se non sono più giovane. Io magari lo sento come lo sente Yeats, cioè sento che "Things fall apart; the centre cannot hold/Mere anarchy is loosed upon the world" eccetera. Chi è giovane, invece, reagirà cercando una risposta come che sia, una soluzione per quanto provvisoria, ingenua, etc. A vent'anni l'anarchia non fa paura (anche se, purtroppo, quuando "mere anarchy is loosed upon the world" i primi a rimetterci sono proprio i giovani: "the ceremony of innocence is drowned").

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    13. Riguardo 2).

      L' "andare a tentoni" corrisponde, anche qui con precisione millimetrica, alla situazione effettiva dei giovani di oggi, e aggiungo: alla situazione di oggi, punto (nessuno ha un'idea sparata di come ricostruire la baracca, e chi lo dice è un magistrale, sfacciato bugiardo).
      Trovo perfettamente giusto, e uno straordinario passo avanti rispetto ai giovani di una generazione fa (i sessantottini, per intenderci), dire che "si puo' ideare il piu' perfetto dei sistemi ma se poi gli uomini che lo attuano sono egoisti, meschini, avidi ecc. non ha comunque possibilita' di successo". Adeso capisco anche da dove viene il più profondo e autentico richiamo - almeno per i giovani - degli slogan contro la casta, la corruzione, come declinati dai grillini. NON è la consueta motivazione, cioè l'invidia sociale (ci sarà anche questa, ma non è la cosa essenziale). La cosa essenziale è, anche qui, che "il centro non tiene", che le istanze autorevoli non sono credibili (perchè è vero che non sono credibili) e che dunque si grida il bisogno di UOMINI DIVERSI E CREDIBILI (di "un centro che tiene"). Poi la risposta/reazione "casta e corruzione" è la più sbagliata perchè immediatamente strumentalizzabile e strumentalizzata, ma non è questo il punto più importante. Il punto più importante è che queste persone, questi giovani, cominciano a riflettere su come sono fatti gli uomini, invece di affidarsi a una ricetta politica o ideologica che automaticamente ti sforna l'uomo nuovo. Poi riflettono male, nel senso che la conclusione a cui arrivano è "uno vale uno" (che è falso, uno vale uno solo nel senso che ogni uomo ha virtualmente la stessa dignità, ma le gerarchie di valore spirituale, intellettuale, etc. tra gli uomini esistono eccome) e che propongono soluzioni-bricolage a volte buffe e goffe tipo i tuoi conoscenti che ti fanno pedalare per ricaricare le batterie, ma intanto cominciano a riflettere su come è fatto l'uomo, su come è fatta la natura umana: ed è da lì che, a mio avviso, si deve cominciare.

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    14. Riguardo 3)

      Il rifiuto del "grillino puro" per il buonsenso del "male minore", tipico della persona adulta come Barbara o come me, e la sua rivendicazione di "ne inventiamo un altro" [un'altro modello sociale, un altro modello politico, etc.] è insieme il grande punto di forza positivo del M5S (e della giovinezza in sè) e il punto di maggior debolezza di entrambi. Non solo nel senso che si rischia di reinventare la ruota e l'acqua tiepida, anche nel senso che se la rassegnazione è un pis aller, l'ingenuità, nell'azione politica, garantisce l'enantiodromia (che parti per fare A e invece fai Z).
      E' qui, in questa finestra di opportunità/ingenuità che si inseriscono i manipolatori e gli eterodirettori, che a occhio e croce sono questi qui: http://www.aeinstein.org/
      la Albert Einstein Institution del dr. Gene Sharp, che ha fornito le direttive e i metodi per le rivoluzioni colorate in tutto il mondo (se hai tempo e voglia leggiti gli interessantissimi manuali gratuitamente scaricabili dal sito). Questa è gente che sa il fatto suo. Purtroppo il fatto suo NON è il fatto nostro.

      Ti ringrazio ancora per le cose importanti che mi hai aiutato a capire. Se non ti spiace, mi interesserebbe anche capire come sei arrivata a pensare che la UE e il mondialismo in genere non vanno bene. Ciao

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    15. Alessandra18:10

      In primis voglio ringraziare Barbara, che’ ancora non l’ho fatto, per la possibilita’ che ci da’ di uno scambio cosi’ costruttivo :-).

      Poi grazie, Roberto, per elaborare in maniera impeccabile gli spunti che ho proposto.

      Un breve addendum: il merito di Grillo e’ soprattutto quello di avere una grande intuizione che gli permette di intercettare le istanze piu’ profonde della societa’. A volte si ha l’impressione che le cose che dice sono casuali ed invece secondo me ha capito molto bene quello che gli succede intorno: forse la cosa che mi piace di piu’ e’ il valore che da’ all’intuizione (quando invita a votare ‘con la pancia’) che cosi’ facendo rivendica come strumento cognitivo. Altra cosa interessante e’ quando parla del valore delle parole, cioe’ il linguaggio come modo non solo di interpretare la realta’ ma di programmarla. (Ora, tutto questo possiamo anche liquidarlo come fuffa New Age, ma secondo me sarebbe un errore farlo senza perlomeno averla capita prima.)
      Condivido anche la sua idea del ‘ciclo di rifiuti zero’ (mi sembra che lo chiama cosi’) che e’ una maniera di contrappore il ‘local’ al ‘global’. Per non parlare poi del suo stare nelle piazze (che il M5S ha adottato come strumento di comunicazione, di cui giustamente si vanta) come hai evidenziato, dell’immagine che i parlamentari proiettano (molto normali, un po’ hippy e a volte impacciati – a parte Di Maio, che e’ la faccia istituzionale e quello che mi piace di meno) dietro cui non credo ci sia uno spin doctor. I rischi sono quelli che hai evidenziato tu (grazie del link, ci daro’ un’occhiata).

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    16. Alessandra18:16

      Cerco di rispondere alla tua domanda: di nuovo, e’ piu’ per esperienza diretta che altro.

      Sul globalismo: viaggiando mi sono resa conto di alcune discrepanze: i locali si facevano l’idea che siccome mi potevo permettere di andare in vacanza (anche per tempi molto lunghi: stavo via per mesi) e vivere piu’ comodamente di loro, ero ricca anche nella mia, di societa’, e mi trattavano a volte con una sorta di deferenza mista ad invidia, il che mi causava non poco imbarazzo; mi sono persino sentita dire da giovani che volevano a tutti i costi imitare il nostro stile di vita, che non capivano perche’ mi vestissi piu’ o meno come loro (tendo a mimetizzarmi in certi posti) quando avrei potuto permettermi “di indossare jeans Levis e occhiali Ray-ban”. Da persona normale qualche domanda ho cominciato a farmela, anche se parliamo di vent’anni fa.

      Sulla UE: ho sempre nutrito un certo sospetto verso i processi politici dall’alto perche’ penso che la politica si debba fare carico di istanze che vengono dalla societa’ e non viceversa. Mi ricordo anche un tema che scrissi tanto tempo fa (’97, ’98?) dove questionavo il valore di leggi comuni applicate a paesi con culture diverse: era l’epoca in cui si discuteva di OGM (si parlava soprattutto di grano) e della relativa direttiva europea da cui l’UK aveva ipotizzato di tirarsi fuori, anche se poi Blair fini’ per recepirla nel ’98 – significativo il fatto che il boss di una grande catena di supermercati si impegno’ pubblicamente a non farne commercio. Nello specifico mi chiedevo come fosse accettabile una direttiva che valesse contemporaneamente per gli italiani, che consumano pasta tutti i giorni, e per i nord europei, che la consumano molto piu' di rado. Su questo costruii il mio argomento e presi pure un bel voto. Come sono cambiati i tempi: adesso i miei student scrivono sulla ‘fluidita’ sessuale degli angeli’ (cit. Lameduck) :-)

      Sull’euro: mi trasferii in Spagna tra il ’98 e il ’99, e mi sembrava l’El Dorado: all’inizio lavoravo (insegnavo) 10 ore alla settimana, e ci stavo dentro piu’ o meno comodamente (non sono una persona con molte esigenze, do piu’ valore al tempo libero, perche’ ho molti interessi, che ai soldi); poi, quando iniziai a lavorare full time (25 ore) i soldi addirittura m’avanzavano. All’epoca stavano tutti piu’ o meno bene perche’ si era in pieno boom: le banche prestavano soldi e tutti si divertivano, compravano case, iniziavano attivita’ ecc. Ho visto un cambio drammatico con l’euro, che tra l’altro coincise con una massa migratoria dal Sud America, e quindi deflazione salariale. Nel giro di pochi anni fu il deserto, anche nell’umore della gente. Mi resi conto subito che il problema era la moneta, poi feci delle ricerche e ne ebbi la conferma.

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    17. Alessandra20:26

      Un'altra cosa che mi era sfuggita riguardo alla mia avversione al globalismo: nel 2000 mi feci un giro di 4 mesi in Centro america. Li' conobbi un intellettuale messicano (a cui il suo passato di attivista politico aveva creato dei problemi tant'e' che poi perse il lavoro) che mi spiego' come il trattato di libero scambio con gli USA stava praticamente sfamando la sua gente perche' i migliori prodotti finivano sul mercato americano e ovviamente a guadagnarci erano le multinazionali. Non solo: gli accordi USA-Messico rendevano il Messico responsabile del flusso migratorio dal Sud America verso gli Stati Uniti; siccome il governo messicano non riusciva a fermarli prima, questi disgraziati venivano uccisi al confine con gli USA - ho visto le fosse comuni.

      Che la retorica contro la casta non sia motivata principalmente da invidia sociale, lo dimostra anche il fatto che i 5S avevano abbracciato (un po' ingenuamente, forse) la filosofia della 'decrescita felice' di Larouche.

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    18. Grazie, Alessandra. Se Barbara permette, ti replico ancora perchè sto imparando molte cose nuove e utili (e forse non solo io). Ci risentiamo domani. Ciao

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    19. Le cose che più mi hanno colpito sono queste:
      1)"forse la cosa che mi piace di piu’ [di Grillo]e’ il valore che da’ all’intuizione (quando invita a votare ‘con la pancia’) che cosi’ facendo rivendica come strumento cognitivo. Altra cosa interessante e’ quando parla del valore delle parole, cioe’ il linguaggio come modo non solo di interpretare la realta’ ma di programmarla"

      2) [ti piace]l’immagine che i parlamentari proiettano (molto normali, un po’ hippy e a volte impacciati"

      3) "gli accordi USA-Messico rendevano il Messico responsabile del flusso migratorio dal Sud America verso gli Stati Uniti; siccome il governo messicano non riusciva a fermarli prima, questi disgraziati venivano uccisi al confine con gli USA - ho visto le fosse comuni."

      Riguardo 1.

      Facendo appello all'intuizione, in parole povere alla prima impressione che ti fa una cosa o una persona, Grillo fa una cosa insieme furba, pericolosa e profonda: fa appello al "pathos", per usare il linguaggio platonico. Furba non c'è bisogno di spiegare, pericolosa perchè è vero che la prima impressione è unna guida affidabile (mai trascurarla), ma nell'azione politica, che è conflitto, se può essere giusto seguire il capo che ti fa una buona prima impressione non è mai giusto dirigere seguendo la prima impressione (sono troppe le mediazioni della strategia): a questo modo si formano seguaci, non si formano quadri e dirigenti. Profonda, perchè mancano i principi comuni (di nuovo il centro che non tiene), e quando mancano i principi comuni, in realtà l'unica guida disponibile è, effettivamente, il pathos. E' anche l'unico modo per comunicare in profondità (le argomentazioni razionali esigono la condivisione dei principi elementari). Quanto alle parole che "programmano" la realtà, non so come la dice Grillo, ma se intende che il linguaggio che si adotta porta con sè un intero mondo di simboli, significati e relazioni, e dunque che orienta il nostro modo di essere e di agire, non è "fuffa New Age", è vero.

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    20. Riguardo 2.

      E' un altro aspetto, stavolta esteriore e visibile, del pathos. Vedi uno che ti somiglia fuori e presumi, a torto o a ragione, che sia come te anche dentro. Questo aspetto è interessante, per certi versi inevitabile e positivo (si sta sempre più volentieri, o almeno più facilmente, con chi ci somiglia, l'abito e i modi sono un'uniforme)e molto indicativo di un problema fondamentale: il problema della gerarchia (assenza di gerarchia credibile + rifiuto aprioristico della gerarchia). I parlamentari sono i capi del M5S, o dovrebbero esserlo. Assumere una posizione di comando e di autorità senza segni visibili del comando e dell'autorità non solo è più difficile, ma è anche prodromo di una relazione sbagliata e disfunzionale tra chi comanda e chi obbedisce: chi comanda è costretto, volens nolens, a esercitare il comando *facendosi amare", invece che facendosi rispettare; e facendosi amare per quel che è o appare, non per la qualità del suo comando. E siccome familiarity breeds comtempt, sarà molto difficile per chi è in posizione di comando rendersi anche autorevole: dovrà manipolare o tiranneggiare.

      Riguardo 3
      Questa tua esperienza personale, che ti ha mostrato direttamente che cosa può essere il conflitto, mostra anche per antifrasi quel che manca non solo al M5S, ma ai giovani in generale (e per la verità, anche alla grande maggioranza di chi giovane non è più, in Italia): manca il senso e l'esperienza della tragicità della dimensione politica, che è sempre conflitto potenzialmente mortale. E' per questo che mancano di una dimensione fondamentale le pratiche come l' "uno vale uno" o il rifiuto delle alleanze (che è anche rifiuto delle inimicizie, perchè appena designi il nemico designi anche l'amico). Perchè la politica è questo: conflitto, che può sempre diventare conflitto a morte; e per sostenere il conflitto, sono indispensabili la gerarchia e la strategia. Ma questa è davvero una cosa che quasi nessuno, oggi in Italia, sa sul serio.

      Grazie ancora, mi hai fatto imparare molte cose importanti.Ciao

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    21. Alessandra13:44

      Grazie a te, Roberto.

      Ultima replica, anche se un po' tardi - ho fatto un giorno off-line, ogni tanto mi devo disintossicare :-).

      Intanto chiarisco una cosa che prima mi era sfuggita (se no sembra che sono un genio e invece no): la crisi in Spagna si vide prima del 2008, che fu solo la ciliegina sulla torta: a parte l'aumento fisiologico dei prezzi dovuto all'euro (che sostitui' la moneta da 100 pesetas, equivalente a 60 cent di euro), l'inflazione nel settore immobiliare fu uno shock. Per esempio, per il mio primo appartamento (3 stanze nel centro di Barcellona) pagavo l'equivalente di 180 euro al mese di affitto (!); ad un certo punto volevo anche comprarlo (nella palazzina erano tutti proprietati diversi). Poi arrivo' una multinazionale del settore (Studio Casa, mi sembra) che compro' tutto a 1/3 circa sopra il prezzo di mercato, ristrutturo' e i prezzi triplicarono nel giro di qualche anno. Le paghe non aumentavano e ad un certo punti persino si abbassarono. Senza contare il fatto che proprio Barcellona perse la sua identita' e venne trasformata in un grande parco tematico.

      Sulle tue considerazioni: in linea di massimo sono d'accordo, con qualche distiguo: l'intuizione e' cosa diversa per me dalla prima impressione, che invece e' fortemente condizionata da modelli di riferimento, sebbene spesso inconsci. Piuttosto parlo di fare il vuoto intorno e arrivare all'essenza (non so spiegarmi meglio), che e' una facolta' che si sviluppa e affina con la pratica.

      Hai perfettamente ragione quando dici che la prima impressione puo' ingannare, proprio perche' esteriore e visibile'; anche qui pero spesso c'e' di piu', nel senso che quello si vede fuori e' anche condizionato dall'esperienza (Di Battista per esempio si e' girato il Sud America e ci ha scritto anche un libro). Infine, si', son d'accordo che il rifiuto aprioristico della gerarchia e' quanto meno ingenuo in questo contesto, e infatti poi risulta in contraddizioni palesi: Grillo, anche senza incarichi 'ufficiali', conta piu' degli altri e i membri del direttorio pure. E trovo poco coraggioso il rifiuto delle alleanze in politica, che secondo me svela una profonda insicurezza; non hanno capito che 'la politica e' conflitto, a volte anche mortale' che va mediato.

      PS: Complimenti per il MIA, Barbara. Io ti ho votato e speravo che vincessi, ma anche questo e' un bel risultato.

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    22. Ciao Alessandra, grazie per la bella conversazione; grazie per l'ospitalità e complimenti per il MIA a Barbara.

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    23. Grazie Roberto e Alessandra per l'interessantissimo scambio, che arricchisce tutti. Fate come se foste a casa vostra.

      Grazie per i voti al MIA. L'anno prossimo a Gerusalemme.

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  6. Anonimo11:08

    Roberto Buffagni = Fuffa. La caduta dell'euro prossima ventura sarà una sconfitta anche per QUESTA ue. Ricostruire l'Italia con Salvini cozza con la logica. Salvini.. Salvini detto Matteo. Personaggetto. Si rimescoleranno le carte, tutto ciò che Buffagni dà per scontato oggi, sopratutto a sinistra, non lo sarà domani. Mentre ciò che sarà la LEGA lo sapete tutti, poracci voi.

    Tiziano

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    1. Tiziano = Gran Maleducato.

      Quando avrai imparato a rivolgerti a me con rispetto e ad articolare in modo coerente le tue posizioni, ti risponderò volentieri. Nel frattempo, ti invito a riflettere sul profilo umano che presenti a chi ti legge, insultandomi a distanza di sicurezza. Se ti piaci così, continua pure. Se non ti piaci, cambia.

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  7. Anonimo13:00

    Avevo veicolato in passato l'organizzazione FSI di Martina Carletti, ma altresì Le avevo segnalato l'infelice simbolo (la stella a 5 punte). Il loro richiamo alla Costituzione è evidente anche nel simbolo, tuttavia richiama improvvidamente il pentacolo satanista (nonché massonico) e quello brigatista (preso in prestito dal primo grazie alle influenze USA&Getta). Se questo, da Martina non ebbi replica. Mi sembra una questione altrettano importante quanto il nome di una forza che si propone di fare "fronte" contro i falsi oppositori grembiulati ( "fratelli d'italia" quanto meno, dal nome) fino ai sinistri.
    Grazie a Barbara e Roberto per questo post unificante e ben argomentato. Farò girare, come gli altri "centrati".

    Hart

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    1. Grazie a lei. Come al precedente commentatore, le rivolgo la preghiera di far circolare in forma integrale, senza modifiche, e citando il sito di Barbara.

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    2. @ Hart
      La stella l'avevo notata anch'io. Una stella che sorge ad oriente? "L'oriente è rosso" cantavano le guardie rosse ai miei tempi.

      P.S. Il pentacolo satanista, per la verità, è rovesciato. Più simile comunque alla stella delle BR, che era iscritta entro un cerchio (magico).
      Però nella bandiera della DDR c'era perfino un compasso...

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    3. Anonimo20:40

      Può essere un caso per lo FSI, tuttavia se una neoforza politica intende fare la differenza, con onestà e lealtà, allora deve conoscere il significato satanico/massonico di tali simbologie. Anche perchè se non conosci non puoi difenderti e non puoi difendere realmente nessuno. Posso comprendere il motivo (ingenuo) della scelta della stella con i tre colori della bandiera italiana nel simbolo FSI ma essi dovrebbero conoscere perchè in quello della Repubblica Italiana c'è proprio la stella a cinque punte (che non è sempre rovesciata Barbara quando "loro" vogliono far conoscere l'appartenenza al principe del mondo). Concordo pienamente inoltre Barbara sul problema del nome. Sovranista, lo capiscono solo i tecnici bancari nell'Italia di oggi. Il nome è importante, quanto il simbolo (lasciamo quindi perdere già subito rose bianche ROSSE, e alberelli), quanto la gente che si propone come classe dirigente. E poi, ancora, perché prima di fondare un nuovo zerovirgola partitino non ti unisci già con gli altri movimenti sotto una sigla unificante? Si perdono meno energie e forse si vince pure alla fine.

      Quindi, concludendo, o sono utili idioti o sono di "quelli". E non ci servono nessuno delle due categorie per rifondare l'Italia.

      Attendo ancora la risposta della Carletti sul simbolo. Se dovesse servirle un ripasso può dare un'occhiata a questa conferenza.
      https://youtu.be/9jqtvLiOJtg

      Hart

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    4. Anonimo14:01

      O signore Iddio, aridatece Crowley che almeno a ste puttanate non ci credeva veramente.


      Matteo

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  8. Non capisco perché elevi la flattax ad sommo esempio d'intraprendenza politica, alla fine la progressività della tassazione in base al reddito assolve alla funzione redistributiva dello stato finalizzata all'uguaglianza sostanziale.
    Che poi la lega lo usi per accaparrarsi i voti di buona parte dei piccoli imprenditori lo trovo legittimo, ma considerarlo un modello di riferimento mi pare esagerato.

    Per il socialsmo non vedo quale sia l'impedimento il successo delle destre nazionaliste deriva proprio dall'impronta socialista.
    Alla fine si la sinistra ha tradito ma è il capotalismo il corruttore e il nemico, per capitalismo intendo la sua forma attuale liberista globalista e internazionalista, in fondo il capitalismo circoscritto dai confini nazionali e vincolato dallo stato è perfettamente controllabile.

    Matteo

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    1. La redistribuzione la deve fare l'economia con il sistema debito-credito, non lo stato che, caso mai, la finanzia emettendo moneta. Altrimenti diamo per scontato che in una società c'è chi lavora e chi attende la redistribuzione che, alla fine, è sempre e solo carità. Diamo la famosa canna da pesca a tutti e vediamo chi si ingegna a pescarsi il pesce.

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    2. Anonimo15:52

      Oggi viviamo nel mondo della "fiat money" dove appunto la forza della moneta non sta nel suo valore intrinseco ( che e' zero ) ma nel valore del sistema economico di cui la moneta e' il mezzo di scambio .
      In questo mondo uno stato e' realmente " sovrano" solo quando gestisce la "fabbrica della moneta" cioe' il CREDITO.

      E questo perche' bisogna immaginarsi la societa' come una " macchina" che produce "beni & servizi" " il cui "carburante" e' "il lavoro" e "il motore " e' il sistema economico. In questo schema chi sta alla guida della " macchina" gestisce sia "l' acceleratore "( credito) che "il freno" ( tasse) che sono appunto due funzioni OPPOSTE .
      E questo perche' senza pigiare sull' "acceleratore" il "motore" non gira , il "carburante" resta inutilizzato e i "beni" non prodotti ; ma se si pigia troppo sull' "acceleratore " e se non si dispone di abbastanza "carburante" si imballa "motore" e "macchina"; quindi si deve usare "il freno" solo per evitare queste due situazioni in quanto "frenare" e basta non fa produrre "la macchina" .

      La questione redistribuzione del "prodotto" e' quindi secondaria in quanto interviene DOPO e CON ALTRE , come una "messa a punto del motore" ( lubrificazione , manutenzione accrescimento ristrutturazione ect ) che e' una cura fondamentale per tenere efficiente ed incrementare la produzione di un " motore" che gira , ma assolutamente inutile se "il motore" non va.

      Un esempio banale di cio' e' la cina dove lo stato controlla sia "acceleratore" che "freno" e si preccupa principalmente di rafforzare " la macchina" incrementando "il carburante" e non di redistribuire "prodotto" o "frenare" per motivi "etici". ..
      Daltronde l' apologo della " "canna" e del pesce" e'appunto cinese ...

      ws

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    3. Anonimo18:13

      Questa volta sono in totale disaccordo Barbara.
      La redistribuzione del reddito nazionale è una necessità razionale per la sostenibilità del capitalismo, che può funzionare senza far esplodere bolle di debito esclusivamente tramite piena occupazione e Stato sociale.
      E lo Stato sociale non può essere finanziato dalla flat tax proprio perchè la propensione individuale al consumo dioende eccome dal reddito, ma in modo inverso.
      Non è un caso che la flat tax sia un cavallo di Battaglia della Lega e di tutti i partiti liberal-conservatori del pianeta.


      Matteo

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    4. Scusa barbara ma allora il sistema socio economico attuale a te vabenissimo? Perche il sistema attuale è quello che descrivi e sostieni.

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    5. @Vasarite Dazss
      Non "vabenissimo" ma non ne vedo ancora uno alternativo migliore in giro.

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  9. "Pläne, "Europa" zur militärisch operierenden Weltmacht unter deutscher Führung zu formieren, gehören zu den ältesten Konstanten der deutschen Außenpolitik."

    Piani di fare del Europa una potenza militare mondiale sotto COMANDO TEDESCO è una vecchia costante della politica estera tedesca.

    Su questi vecchi piani german-foreign-policy.com tra poco scriverà un articolo.

    German-foreign-policy è un sito tedesco specializato in politica estera della Germania.

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  10. Quoto totalmente il commento di Barbara: ricreare un pò l'atmosfera degli anni '60 ad esempio.

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  11. Seganlo qui una interessante discussione su tema contiguo, intorno a una bella analisi (da parte sinistra mondialista intelligente)su "Il salto nel buio. Una riflessione sulla politica contemporanea" di Guido Mazzoni.
    http://www.leparoleelecose.it/?p=25210#comment-346160


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  12. Qui invece c'è una previsione (maggio 2016) azzeccata e argomentatissima sull'elezione di Trump, scritta da un antropologo canadese molto intelligente, che vale la pena di seguire sempre.

    https://zeroanthropology.net/2016/05/04/why-donald-j-trump-will-be-the-next-president-of-the-united-states/

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    1. E' anche su Twitter, e da seguire, come @ZeroAnthro.

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  13. Woouuuwwauu, che post ragazzi, grande rispetto a entrambi seppur per motivi diversi, e non l'ho ancora letto tutto. Intanto vi ringrazio e mi riservo il tempo di "assimilarlo" al meglio.

    Posso subito dire che mi ritrovo nell'idea che Roberto ha espresso al riguardo della partecipazione politica; era tanto tempo che intendevo fare parte attiva nella Lega, ma alcune posizioni, che tra l'altro sono quelle che gli hanno dato forma, non mi vanno proprio giù. Ma le motivazioni che Roberto ha addotto sono le stesse che mi portavano alla partecipazione, e penso proprio che mi deciderò negli intendimenti che , grazie ancora Roberto, hai ben descritto.

    Grazie Barbara.

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    1. Grazie a te per il dialogo sempre cordiale produttivo.

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    2. Ok, solo due domande; ammetto di non conoscere la costituzione abbastanza approfonditamente, e mi chiedo se esistono degli articoli che portino la Destra a disconoscerla.
      Intendo dire, non articoli che respingano apologie fasciste nell'accezione storica che questo termine ha. So che di questo tipo ne esistono.
      Quindi non riesco a comprendere il perché questa costituzione dividerebbe il Paese.

      Il Fascismo ha perso nella maniera peggiore che ci si possa immaginare, e se esiste ancora una massa critica e attiva che lo persegue...allora questo è un problema antropologico, non politico. Ed è un problema di selezione naturale.
      Ma se le cose stessero davvero in questi termini, io mi arrendo e lascio il passo. Mi metto in un posto tranquillo, educherò mio figlio alla totale disillusione e pace.

      Secondo me, quelli che hanno perso l'ultima grande guerra erano semplicemente il rimasuglio di quella visione imperialistica di dominio globale derivante dalla convinzione di superiorità teologica/genetica.
      E per questo motivo aggiungo a tutto questo il problema storico, cioè generazionale.

      Secondo quali principi, questi che sono "al comando" adesso sarebbero gli eredi di quelli che allora vinsero quello scontro mondiale?
      E aggiungo anche che quelli che vinsero stavano su due bastioni opposti.
      Quindi abbiamo tre "forze" che impegnano il campo (forse che la terza via possa avere un minimo di attuazione?).
      Ma nel poco tempo trascorso, sicuramente da un punto di vista culturale, le condizioni generali materiali, ma soprattutto, quelle immaginative, hanno compiuto passi decisivi.

      Ecco, sotto questi aspetti, qualcosa non mi torna.

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    3. Se son stato troppo sintetico amplierò e esplicherò meglio i concetti.

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    4. @ Sandro Ceccato

      Grazie per la replica. Ti rispondo domani.

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    5. 1) No, non esistono degli articoli della Costituzione "che portino la destra a disconoscerla". Ci sono settori di destra che preferirebbero, per dire, una repubblica presidenziale, o altre soluzioni istituzionali, ma non è questo il punto. Il punto è semplicemente che nel dopoguerra, il PCI ha scelto la linea "interclassista e antifascista", cioè la linea del CLN, al centro della quale ci sono due miti (due miti, non due fatti o cose o interpretazioni: due MITI). Questi due miti sono la Resistenza e la Costituzione. Da quel momento in poi, quando in Italia si parla di Costituzione (tranne quando lo si fa sotto l'esclusivo profilo giuridico-istituzionale, che interessa 300 persone in tutto) si parla di un mito, di una narrazione della vicenda e dell'identità nazionale che coincide con il mito fondativo di UNA PARTE POLITICA: la parte politica genericamente progressista, in uno spettro di posizioni amplissimo che va dalle Brigate Rosse a Eugenio Scalfari. Ecco perchè l'elettore di destra NON si identifica emotivamente con la Costituzione (anche se magari può trovarla giuridicamente e istituzionalmente niente male). Qui io sto parlando di simboli, non di considerazioni puramente razionali.

      2) La UE, e il mondialismo occidentale in genere, è stato implementato e viene sostenuto ideologicamente e politicamente dagli eredi diretti dell'alleanza antifascista che sconfisse sul campo nazismo e fascismo. Manca all'appello solo l'URSS, perchè non esiste più. Questo è un fatto nudo e crudo. La ragione ideologica è questa: che liberalismo, socialdemocrazia, cattolicesimo di sinistra, conmunismo, sono ideologie che hanno un minimo comun denominatore: l'universalismo e il progressismo. L'universalista e il progressista pensano che, per agire politicamente in vista di un fine eticamente buono, si deve agire nell'interesse dell'umanità e degli individui astratti in quanto atomi componenti l'umanità, non nell'interesse delle comunità particolari, per esempio delle nazioni. Questo punto di vista, che è iscritto nel DNA di queste ideologie, incontra una contraddizione insolubile, che ho esposto (per come mi appare)dialogando con te qui: http://ilblogdilameduck.blogspot.it/2016/11/lordine-nuovo-universale-e-i-suoi.html , commento delle 8.01
      Per il progressista/universalista, il nazionalismo (e il realismo politico) è il tradizionale nemico, perchè si ispira a criteri opposti: l'interesse della nazione.
      Le forze attualmente in campo sono due, e solo due: mondialismo/nazionalismo. All'interno di ciascun campo c'è un ventaglio larghissimo di posizioni, tra loro avversarie anche molto aspre e accanite; ma le forze in campo sono solo due. La terza via semplicemente non esiste, come non è mai esistita quando si verifica un conflitto vero e profondo. L'unica terza via che esiste è quella del terzo che gode tra i due litiganti, quando uno scontro fra due nemici li esaurisce o li distrae e consente così a un terzo, non coinvolto nel conflitto, di inserirvisi e di coglierne i frutti.

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    6. A volte non riesco a capire. Probabilmente non conosco il significato partitico che viene attribuito ai termini.
      Il progresso non è forse quello che ho già descritto, e che significa un lento e progressivo miglioramento delle condizioni di vita generali che porta ad una sempre maggiore emancipazione dell'uomo dalle forze disgreganti e distruttrici della natura?
      Se così fosse, le forze che in questo momento stanno gestendo e indirizzando le risorse umane e materiali, non sono progressiste.
      Ed esistono dati, più o meno significativi e indicativi, relativi a questo processo storico: ricchezza pro capite, distribuzione della medesima, libertà di; opinione, di stampa, di movimento, di azione politica etc etc, età media di vita, sanità pubblica, e tanti altri che ora non ricordo ma che pare siano accettati dalle massime istituzioni civili del pianeta.
      Quindi non è corretto denominare progressiste società, o parti di esse, che nei risultati si discostano in maniera significativa, cioè di fatto peggiorano, tutti quei parametri.
      Sarò strano io, ma quelli non sono progressisti.

      Altra cosa che non capisco è la dicotomia che prende forma e radicalizza le posizioni di chi è "votato" al mondialismo e chi al nazionalismo.
      Entrambi trovano il giusto avvallo delle loro istanze dallo studio della natura umana.
      Il mondialismo in quanto ogni essere umano è, per le sue caratteristiche generali, "uguale" a tutti gli altri umani. Ciò che ha determinato alcune differenze, ed è stato dimostrato da una serie di studi scientifici relativi a diverse discipline quali; geologia, archeologia, medicina, fisica, biologia molecolare, ecologia, etologia, epidemiologia, linguistica, storia della tecnologia e della scrittura, e sicuramente ne manca qualcuna.

      Se tutto ciò è vero (e non ci sono obiezioni credibili e circostanziate che tutto ciò non lo sia) ne risulta che natura e cultura viaggiano a braccetto.
      Potrebbe sembrare cosa da poco...ma basta rifletterci quanto basta per comprendere che il nazionalismo ha una profonda e indubitabile ragione d'essere.

      E paradossalmente è proprio la cultura a dare sostanza alle istanze nazionali.
      Per quanto le culture si evolvano più velocemente dei cambiamenti naturali, non possibile compiere delle forzature, neppure ammantandole di una presunta superiorità morale derivante, paradossalmente, da scoperte scientifiche relative alla nostra natura, quali quelle genetiche.

      Ecco perché non riesco ad accettare che, nei fatti, vi sia questa ottusa scelta al "ballottaggio" di una realtà che non può essere sballottata o di quà o di là.

      Mi scuso per eventuali ripetizioni o opacità, ma non ho avuto il tempo materiale di correggere; se non mi muovo mia moglie chiede il divorzio, e tu che sei cattolico non approveresti (e neppure mio figlio) :).

      (il tempo dell'operaio è sempre relativo, come le canzonette da hit parade)

      Buon fine settimana.

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    7. "Progressismo" è una ideologia di derivazione illuministica e poi positivista, secondo la quale la storia, anzi la Storia, è orientata verso il progresso dell'umanità (semplifico ma non tanto). Non è affatto l'unica. Si può per esempio sostenere (ed è stato sostenuto molte volte) che la storia è ciclica, proprio come è ciclica la natura: nascita, sviluppo, maturità, decadenza, morte delle civiltà, dei popoli, delle nazioni e anche dell'umanità intera. Come sia fatta la storia non lo SA nessuno nel senso pieno della parola, perchè per saperlo bisognerebbe porsi fuori dal flusso storico, e ci riesce solo Dio, per ora e posto che esista.
      L'ideologia delle attuali classi dirigenti UE e mondialiste è "progressista" in questo senso. Secondo questa ideologia la storia è intrinsecamente orientata verso il progresso (tecnico, culturale, civile) e questo progresso ci indirizza verso una sempre maggiore unità, una sempre maggiore approssimazione al governo mondiale, che realizza anche politicamente e culturalmente quel che è un destino iscritto nella natura umana, appunto perchè gli uomini sono ritenuti essere uguali (il contenuto di questa eguaglianza può essere indicato in modi diversi). In base a questa ideologia le classi dirigenti mondialiste, che dicono di sapere in che direzione va la storia e in che modo assecondarla, si legittimano a governarci. Se ci sono ostacoli, problemi, battute d'arresto, in parte esse vengono addebitate alla difficoltà del compito, in parte all'azione "reazionaria", oscurantista, delle forze storiche che al progresso si oppongono: religioni, nazionalismi, particolarismi, etc.
      Il progressismo è questa cosa qui, non il progresso in quanto tale. Nessuno che non sia pazzo è contro il progresso, per esempio nelle cure mediche, nelle scienze dure e morbide, nell'abilità mmia di giocare a tennis e nell'abilità tua di giocare a bridge, etc. Si può però far notare che a un progresso in un campo o di un individuo, di una civiltà, etc., corrisponde il regresso in un campo, di un individuo, di una civiltà, etc. Esempio: progredisce la tecnica e regredisce la vita interiore. Progredisce la mia civiltà e regredisce la tua, per esempio perchè ti conquisto. Come vedi, qui le cose si complicano un bel po'.
      Le nazioni sono formazioni storiche, non c'entrano con la scienza. Un popolo nasce e si identifica come tale nelle vicende storiche, e intorno a simboli che gli conferiscono senso e identità; tra questi primario il linguaggio, la religione, a volte la razza (non necessariamente).
      Il problema che pongono i popoli al mondialismo e al progressismo è che essi sono affezionati a quel che sono stati e a quel che sono, e non vogliono "progredire" verso una nuova forma di esistenza che, se può essere accettata e desiderata da individui, per un popolo = morire. Hanno ragione i popoli a non voler morire? Sono solo arretrati, e dopo la loro morte tutti gli individui che li compongono starebbero anzi meglio e progredirebbero verso una migliore forma di esistenza? E poi: esistono, i popoli? O sono creazioni artificiali che come si sono fatte si possono disfare?
      Come vedi, c'è da discorrere un bel po'. Ciao, buon fine settimana anche a te.

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  14. Propongo Fare l'Italia Grande Ancora, come slogan e già che ci siamo come nome di un nuovo partito trumpista.
    Simbolo: un carro di buoi.

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    1. Buona idea, così non c'è neanche bisogno del celebre "chiù pilu per tutti", ne basta uno solo.

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  15. Roberto

    "dai quali escludo i mezzi violenti, per la ragione elementare che un passaggio al livello militare dello scontro importerebbe l'immediata e totale sconfitta del campo in cui mi situo io)".

    Secondo mè questo dipende se si riesce a creare una massa critica. Come massa critica intendo 4-5 Millioni di persone.
    Se si riuscisse a creare una massa critica come detto sopra è che sarebbe disposta a protestare contro l'attuale regime in ogni città italiana con abitanti da 100.000 in sù è questo regolarmente ogni fine settimana (molto importante che queste proteste si tengano regolarmente è pacificamente ma con un alta motivazione è incazzatura che non vuol dire violenza) il regime attuale si scretolerebbe entro 3-6 mesi. Polizia di stato, carabinieri, esercito è anche le forze speciali non hanno il potenziale personale per tenere sotto controllo una massa del genere, semplicemente perchè non possono essere presenti in un numero adeguato in tutta Italia.

    Mi rendo conto che creare una massa omogenea del genere è un compito assai arduo è difficile. Ma se si riuscisse a fare una cosa del genere l'attuale regime avrebbe i giorni contati.

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    1. Non potresti evitare la "primaverizzazione" di queste masse da parte del Soros di turno. Dal 2001 (G8 GE) è stato stabilito che le sommosse di piazza sono orientabili e strumentalizzabili. Fine del messaggio.

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    2. Le manifestazioni di piazza colossali non sono "violenza". Le folle non combattono, al massimo fanno un po' di confusione e danni collaterali. Un quadro come quello che descrivi prevede una organizzazione politica e sociale delle dimensioni e con il consenso di Solidarnosc in Polonia al tempo che fu, che non è uno scherzo. Se si riuscisse a combinare qualcosa del genere, si avrebbero anche risultati elettorali compatibili con l'ascesa legale al governo (nella Polonia di Solidarnosc questa strada era sbarrata).
      Poi c'è l'argomento di Barbara, la strumentalizzazione, che è più che fondato. Il passaggio alla violenza vera, con i morti ammazzati, non è difficile: bastano gli ormai celebri cecchini che sparano un po' sulla folla, un po' sulla polizia, e la frittata è fatta.
      Quando mettevo in guardia dall'idea di passare alla lotta armata, mi riferivo a bande organizzate di clandestini. Chi avesse questa idea malsana è vivamente pregato di togliersela di testa, e se non se la toglie lui le persone a lui più vicine sono pregate di aprirgliela, la testa, ed estrarne con lunghe pinze questa idea stupida, sbagliata, velenosa e purtroppo contagiosa.

      Non scherziamo con questo fuoco, per carità!

      L'arma vera a di cui disponiamo è la competizione elettorale, ringraziamo il Signore che c'è e osserviamo, da persone intelligenti come siamo, che il nemico si morde le mani al pensiero che non può levarcela senza distruggere la formula politica che gli dà legittimità.

      Potrà tentare trucchi e manipolazioni di ogni tipo, ma togliercela di peso, no, sennò si scava la fossa.

      Usiamo il nostro punto di forza (la democrazia+elezioni) contro il punto debole del nemico (bisogno di consenso popolare nonostante faccia una politica antipopolare), NON usiamo il punto debole nostro (la forza militare che NON abbiamo) contro il punto di forza del nemico (la forza militare che ha, FFAA + Forze dell'ordine).

      Attenzione, mi raccomando. Qui se si sbaglia ci si fa veramente male, tutti quanti.

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    3. Anonimo11:56

      Quoto in pieno Buffagni. Gli spazi di azione politica di cui disponiamo sono questi qua.

      Tarwater

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  16. Secondo mè di fronti sovranisti in Italia ci sono già, il problema principale è che c'è ne sono troppi, tutti si distinguano un pò, il partito o movimento sovrantista X vuole fare quello, il partito sovranista Y vuole fare quell'altro ecc. ecc. ecc. Il problema degli italiani è che incominciano a littigare è polemizzare su delle sciocchezza, praticamente sul nulla è questo per mesi è mesi, alla fine poi non si conclude niente.

    I principali requisiti che un partito sovranista nel attuale fase deve avere sono semplicemente 2 è questo bisogna comunicarlo chiaramente, il resto è secondario o fuffa. Ogni cosa deve sottostare a questi requistiti.

    a) Totale negazione del abbomio chiamato UE è Euro, delle sue regole, trattati è norme.
    b) Uscire dal UE è dal Euro. (Qui è assolutamente essenziale che si abbia un piano B)
    c) Fermare l'incontrollato afflusso di migranti.

    Ecco un partito che ha questi requistiti esiste è si chiama Lega Nord. Poi si può discutere del passato della Lege cioè sul nulla o della composizione personale della Lega che sicuramente è discuttibile, ma resta il fatto che la Lega Nord in Italia è l'unico partito che si schiera chiaramente contro l'immigrazione incontrollata, UE ed Euro è che ha votato contro il MES è contro il Fiskal compakt è questo in modo compatto. È questo, è solamente questo è quello che centra, almeno attualmente.

    Quello che la Lega deve assolutaemnte fare è cambiare il nome del partito, spaccare con il passato è sbattere fuori i seccessionisti. Qui è tutta l'Italia ad essere sotto attacco. Polemizzare contro il Suditalia è discussioni sul seccessionismo è un unica perdita di tempo è distrae dal essenziale, cioè crisi migranti, UE ed Euro.

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    1. Anonimo09:53

      Non me ne voglia caro Corrado se colgo questo suo intervento , peraltro in larga parte condivisibile, per sorridere del fatto che sempre piu' spesso ( a causa della mancanza di reali alternative) leggo"la lega dovrebbe essere ( o non essere) questo o quello" , perche' e' questo e' un pensiero un po naif che dimentica che la politica e' sempre il frutto della storia.

      E allora sara' bene ricordare che la lega e' nata come "sintomo" di una malattia grave di questo paese , malattia che e' ancora li incancrenita da 25 anni di "pannicelli caldi", ed e'nata da una reazione identitaria ad una "sostituzione etno-culturale " sperimentata dai ceti medio bassi "padani" secondo in principi "economicistici" che oggi operano la stessa "sostituzione" in scala "globalista" ( invece che "italianista" sulla intera europa.

      Quindi quando il leghista adesso ce l'ha oggi con il "maggior problema" della colonizzazzione "afroislamica di casa sua " e' perfettamente coerente con il suo "minor problema" della "colonizzazzione meridionale di casa sua".
      L' incoerenza caso mai e degli " altri" italiani che oggi si incazzano della " colonizzazione di casa propria" quando 25 anni fa irridevano alla rabbia leghista della " colonizzazione di casa sua" .

      E questo PURTROPPO ci dice tutto il limite dell ' improvviso "sovranismo italiano" che a mio parere arriva di parecchio "fuori tempo massimo" , perche' avremmo dovuto fare ordine "in casa" 25 anni fa con qualche ben mirata "operazione identaria" quando il "sintomo leghista" esplose e oggi saremmo ben meglio protetti dalla attuale invasione non dico come la svizzera ma almeno come la spagna.
      ws

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  17. Letto con molto interesse. Quando ho sentito la parole "masse" e l'intento di "crearle" un brivido freddo alla schiena. Sono corso in farmacia a comprare la valesina anche questa volta.

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  18. Un partito non si crea dal basso, sacrosanta verità, ma, banalmente, dal basso e in basso devono corrispondere e condividere, sennò abbiamo sempre dei generali privi di truppe (e la storia penosa dei partiti di "sinistra radicale" ce lo ricorda ogni volta). Però c'è la faccenda della consapevolezza e coscienza critica delle persone, la questione di riusvcire l'origine e le coordinate della congiuntura storica in cui si trovano/ci troviamo a vivere, e qui casca l'asino (e il potere con la sua disinformazione ci marcia). Un gruppo o un leader politico determinato, che possa contare su una base ampia di ceti sociali, farebbe la differenza. Però, poi, c'è la faccenda dell'eterodirezione, e qui, col senno di poi, ricasca l'asino. Comunque, nella storia, che non è maestra a nessuno, e purtroppo nemmeno a me, si sono verificati con una certa frequenza nel mondo dei sommovimenti vittoriosi contro lo status quo (non le chiamo rivoluzioni per "pudore") che hanno portato la società a un cambiamento sostanziale, ogni volta che è stato toccato il fondo. Il fatto è, a mio avviso, che nessuno può sapere quando oggettivamente si tocchi il fondo. Per cui l'accelerazione storica, in quei periodi cruciali di pre-sommovimento, è incredibile, e ci fa credere che da un momento all'altro gli eventi accadano. In realtà non è così, ma questo sono gli storici a "scoprirlo" e a unire i puntini, decenni dopo, a cose fatte.

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    1. @ roberto b

      Secondo il mio avviso, le cose stanno più o meno così (ora parlo della sinistra, intesa come cultura politica e bacino elettorale).

      1)Il primo e più importante passo è che si formi un nucleo dirigente, anche molto piccolo, che individui una strategia e una linea politica compatibili con l'obiettivo di battere le forze della globalizzazione, UE in primo luogo. Perchè questo avvenga, è indispensabile che questo nucleo dirigente elabori una critica coerente del progressismo e definisca in modo compatibile con la cultura politica della sinistra il ruolo della nazione. E' molto importante e molto difficile.

      2) Questo ipotetico nucleo dirigente deve sapere che NON potrà, in tempi brevi, sperare di egemonizzare una quota rilevante dell'elettorato di sinistra. Si tratta di operare una riconversione strategica di 180°, non di apportare correzioni di rotta.

      3) Se la sinistra nel suo insieme incontrerà una sconfitta traumatica, per questo ipotetico gruppo dirigente si aprirà una finestra di opportunità. Se la linea da esso elaborata sarà coerente e praticabile, "the sky is the limit", perchè si aprirà, nella cultura politica e nell'elettorato di sinistra, un colossale vuoto di potere e di senso.

      4) Se non si verificheranno le condizioni sopra descritte, e se le forze della globalizzazione subiranno una vera e propria sconfitta ad opera delle forze nazionaliste SENZA che alcuna formazione proveniente da sinistra vi abbia contribuito, la sinistra tutta, e in particolare la sinistra critica, andrà incontro a una vera e propria damnatio memoriae + ostracismo. Le verranno addebitati tutti i mali e le sciagure del mondo dal diluvio universale (compreso) in poi, dirsi di sinistra diventerà o ridicolo o pericoloso, e per farla breve ci mancherà poco che alle persone di sinistra venga ingiunto di legarsi un campanello alla caviglia come un tempo ai lebbrosi. Sarà ingiusto, ma credo proprio che sarà così: per farsene un'idea, vedere cos'è successo ai fascisti in Italia nel dopoguerra.

      5) Se invece una formazione di sinistra antiglobalista e nazionale riuscirà a costituirsi e a collaborare, dalle sue posizioni, alla battaglia contro le forze del mondialismo, essa, per quanto piccola sia (purchè di dimensioni percettibili) godrà di una prelibata rendita di posizione e di un peso specifico infinitamente superiore al suo peso elettorale: perchè da un canto regalerà alle forze nazionaliste una spaccatura del fronte nemico e una breccia nella sua ideologia, dall'altro potrebbe persino diventare l'ago della bilancia elettorale (essere indispensabile per la vittoria). Per essere chiari, un esempio: se la sinistra guidata da Mélenchon in Francia avesse una linea politica compatibile a una alleanza elettorale, provvisoria ed emergenziale finchè si vuole, con il FN, gli garantirebbe la vittoria nelle presidenziali e dunque potrebbe chiedergli QUALUNQUE COSA tranne scelte chiaramente suicide (per esempio non potrebbe chiedergli la presidenza, ma una sfilza di ministeri sì).

      Nei panni di un politico di sinistra, io un pensierino ce lo farei.

      Elimina
    2. @ Roberto Buffagni,
      d'accordo su tutti i punti. Mannaggia...

      Elimina
    3. Grazie del consenso e ciao.

      Elimina
  19. Paolo Di Remigio18:51

    Cari Roberto e Barbara,
    potete trovare una risposta al vostro intervento al seguente link
    http://appelloalpopolo.it/?p=26256

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  20. Spero di non intervenire troppo tardi su questo post.
    La questione che volevo porre a Buffagni è che si direbbe che il rimeloscamento di destra e sinistra che egli propone, lo spostamento dell'asse politico verso sovranismo/globalismo appare come un espediente tattico.
    Dire che tutto passa attraverso una sconfitta netta della sinistra che faccia emergere in quell'area nuove egemonie corrisponde a confermare l'asse destra/sinistra, non a scompaginarlo.
    Il discorso diventa quindi quello di un'alleanza tattica tra frange selezionate dei due schieramenti considerati come una cartteristica permanente dello schieramento politico.
    Uno schema di questo tipo tuttavia non spiega la stessa esigenza di questa augurata alleanza immagino a questo punto del tutto temporanea, ma soprattutto un'alleanza per compiere una missione così delicata richiede ben altro, richiede un cambiamento nelle stesse categorie fondamentali lungo cui leggiamo la politica. Insomma, io penso che non potrà funzionare e non funzionerà.
    Nel corso di una crisi così profonda e prolungata del capitalismo, sulla soglia dello scoppio di una nuova e ben più disastrosa bolla finanziaria, non abbiamo dunque di meglio da proporre un'alleanza tra Salvini, Grillo e una parte indeterminata dell'attuale sinistra?
    A mio parere sarebbe il classico parto del topolino. Il dibattito politico richiede credo livelli di immaginazione ben più ampii.
    Per il momento, incrociamo le dita e speriamo di riaprire gli occhi la notte tra domenica e lunedì e scoprire che saremo ancora nelle condizioni di dibattere perchè il NO ha stravinto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Vincenzo, come diceva il maestro Alberto Manzi, non è mai troppo tardi. Se non ti spiace, rispondo prima allo FSI che mi ha replicato qui: http://appelloalpopolo.it/?p=26256
      Credo che nella risposta a loro troverai anche una risposta a questa tua obiezione. Trailer: ci occupiamo di due aspetti diversi del medesimo problema. Io presto attenzione all'aspetto politico, tu presti attenzione all'aspetto culturale e ideologico del problema. In altre parole, io cerco di trovare una indicazione di massima per l'elaborazione di una strategia qui ed ora, tu cerchi un orientamento per l'elaborazione di una riconversione ideale e culturale. Ciao.

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  21. 5 dicembre 2016: commento postato originariamente sul sito "Italia e il Mondo" il 3 dicembre 2016 – Nell’ottima – e per molti versi condivisibile – analisi dell’amico Roberto Buffagni ne ” Le probabilità (scarse) di affermazione di un fronte nazionale in Italia” si rileva un soggetto che brilla per assenza, il movimento cinque stelle. Oltre che per le rilevate ragioni da Buffagni che ostacolano in Italia l’affermazione di qualcosa di simile a un fronte nazionale modello francese (e anche al di là della sacrosanta necessità di disintegrare la sinistra italiana), è da rilevare che, allo stato attuale, il principale ostacolo in Italia per innestare un reale ed efficace movimento sovranista è il movimento cinque stelle che ha fatto dell’assenza assoluta di un qualsiasi programma con un minimo di intelliggibilità la sua formula vincente (non dell’ ambiguità e/o della scarsa credibilità: questa è roba da vecchi arnesi della politica: onestà, onestà è il suo grido di battaglia. Ergo si è in presenza – come fra l’altro è stato ampiamente dimostrato – di un movimento che può assumere tutte e nessuna posizione politica e che proprio per questa sua aurea caratteristica, oltre a far man bassa di voti fra le fasce di elettori la cui educazione è solo quella di tipo informatico, è lo strumento ideale per eterodirezioni di ogni tipo e provenienza). In presenza di questa tragica immaturità dello scenario politico italiano, temo fortemente che i rimedi proposti dall’amico Buffagni ( legarsi a movimenti antisinistra e all’interno di questi condurre una battaglia culturale oltre che politica) sconti con eccessivo ottimismo questa ulteriore degenerazione politico-culturale rappresentata dal movimento cinque stelle. Giudico pertanto unica soluzione razionalmente possibile non tanto associarsi a stanchi movimenti e partiti che, sfibrati eredi della destra della prima repubblica – o eredi delle disillusioni di questa – dell’ambiguità e del gabbare il povero elettore han fatto bandiera (mi vien da ridere pensare che costoro non solo dovrebbero combattere con efficacia la sinistra ma dovrebbero anche contrapporsi al vivacissimo e – letale per le sorti d’Italia – movimento cinque stelle) ma al contrario, impegnarsi per la costruzione ab imis di un movimento politico-culturale che sulla scorta, fra l’altro, dell’inquadramento teorico (ma anche pratico, molto pratico, anche se non di facile implemetazione: a questo proposito si rimanda al Vom Kriege di Von Clausewitz e alle sue considerazioni sulla semplicità teorica e complessità applicativa dell’ arte della guerra …) di Gianfranco La Grassa possa veramente generare quel previano riorientamento gestaltico che investa in una indissolubile e al tempo stesso dinamica unità dialettica il momento culturale e quello politico. Oltre a Gianfranco La Grassa e a Costanzo Preve, riaffiorano così certe presenze che ci sono state sempre care: un certo Machiavelli, un certo Gramsci, un certo principe rinascimentale, un certo principe moderno. Se ne può parlare , se ne deve parlare (e, ovviamente, si deve anche agire) … Massimo Morigi

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    1. @ Massimo Morigi
      Grazie, Massimo, del commento molto articolato. Risponderò meglio anche a te, nella replica al FSI che ho promesso e che scriverò in questi giorni, appena mi sarà possibile. I problemi che sollevi sono tutti più che veri. Il M5S (ora ometto il problema eterodirezione, che però è molto reale e proprio per i motivi che esponi) è il buco nero della politica italiana. Lo è perchè riproduce, come in vitro, o in una corrispondenza microcosmo/macrocosmo, il difetto d'origine della UE, il suo analfabetismo politico originario, genetico e catastrofico, che ci ha portato in questo infame casino. Infatti, il M5S non è "ambiguo" o "populista" (magari). E' un movimento politico che non ha avversari e non ha nemici: indicare come avversario o nemico TUTTI è come indicare come avversari o nemici NESSUNO. E' per quello che rifiuta le alleanze, che discendono dalle inimicizie (e non il contrario). Come la UE, dà per presupposto l'accordo (virtuale, futuro) di TUTTI o QUASI TUTTI. "Quando prenderemo il 50%+1 e andremo al governo, vedrete che inventeremo soluzioni così belle, così tecnicamente nuove e inoppugnabili che tutti o quasi tutti saranno d'accordo con noi (tranne gli incorreggibili corrotti della casta, etc.). Questa è una posizione politica che NEGA il fondamento della politica, come la UE, che infatti nega i fondamenti dell'arte politica, è un impero impossibile e disfunzionale sin dalla sua (stupida)ideazione.
      Una nuova formazione politica è sempre la benvenuta, se si centra su una cultura politica seria e individua una linea corretta. Il repubblicanesimo politico che ti è caro è una cultura politica seria. Unico disaccordo totale, l'individuazione di spazi di azione politica diversi dalla competizione elettorale (e dal resto che forma il consenso e il voto). Clausewitz l'ho letto molto attentamente, la guerra ho anche visto com'è fatta, ed escludo nel modo più assoluto che sia possibile e consigliabile l'uso della forza militare in vista di questi scopi. Anzi, secondo il mio avviso questa è la premessa metodologica da anteporre a ogni progetto politico. Etica a parte, la forza non c'è e non si può creare con le parole. Gianfranco La Grassa è un pensatore per il quale ho la massima stima, e leggo sempre quel che scrive con molta attenzione. Quando comincia a parlare di fucilazioni, pallottole che volano, repulisti della classe dirigente, e così via, magari sfogherà il malumore, ma dice emerite e pericolose sciocchezze.

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  22. 9 dicembre 2016 - Clausewitz è stato il più grande pensatore militare mai esistito non perché abbia fornito infallibili ricette su come condurre una guerra ma semplicemente perché la sua analisi della guerra può essere estesa anche ad altri ambiti che non attengono alla violenza più o meno organizzata. "War is more than a true chameleon that slightly adapts its characteristics to the given case. As a total phenomenon its dominant tendencies always make war a paradoxical trinity – composed of primordial violence, hatred and enmity, which are to be regarded as a blind natural force; of the play of chance and probability within which the creative spirit is free to roam and of its element of subordination, as an instrument of policy, which makes it subject to reason alone. [...] These three tendencies are like three different codes of law, deep-rooted in their subject and yet variable in their relationship to one another. A theory that ignores any one of them or seeks to fix an arbitrary relationship between them would conflict with reality to such an extent that for this reason alone it would be totally useless. Our task therefore is to develop a theory that maintains a balance between these three tendencies, like an object suspended between three magnets [evidenziazione nostra].” (Carl Philipp Gottlieb von Clausewitz, On War, edited and translated by Michael Howard an Peter Paret, introductory essays by Peter Paret, Michael Howard and Bernard Brodie; with a commentary by Bernard Brodie; index by Rosalie West, Princeton, N.J., Princeton University Press, 1984, p. 89)." La guerra, quindi, come potente metafora dell'imprevedibilità del reale e come viatico euristico a coltivare una mentalità politica che tenga conto di questa dialettica imprevedibilità. Non a caso Clausewitz fu un attento lettore di Hegel. Quindi parlando di Clausewitz non si intende evocare violenza più o meno organizzata e nemmeno a giustificare la legge del più forte. Molto semplicemente si esorta a coltivare una mentalità politica aperta, contro cioè tutti gli idola fori di sinistra e destra, una mentalità aperta la sola in grado di cogliere il Kairos che ci consente, almeno per un istante, di fissare in un punto l'oscillazione altrimenti del tutto imprevedibile del pendolo magnetico a tre punti di oscillazione di cui ci parlava Clasuewitz nel passo appena citato. Infine per quanto riguarda il resto, ti rimando alla mia risposta all'URL https://ilblogdilameduck.blogspot.it/2016/12/guest-post-la-replica-di-roberto.html?showComment=1481215797269#c173379431206633337 dove spero di essere stato in grado di esprimere nel dovuto modo la mia grande consonanza con le tue idee. Massimo Morigi

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